Fortuna, sfortuna, sorte, destino. Specie quando ci si imbatte al tavolo verde, il successo è legato al caso. Forse anche più che alle abilità dei giocatori. La superstizione, però, non manca nemmeno in questo ambiente. Ci sono ad esempio appassionati della roulette e delle slot machine giocabili in rete che rabbrividiscono nel vedere il numero 17. Tradotto in numeri romani, il 17 diventa infatti “XVII”, possibile anagramma di “VIXI”, termine che compariva sulle tombe degli antichi e che significava “ho vissuto”, quindi “sono morto”. Le credenze legate alla sfortuna celano sempre qualche significato pauroso o legato all’aldilà. Il venerdì 13 sarebbe considerato un giorno sfortunato in quanto secondo alcuni studiosi Gesù sarebbe morto di venerdì, mentre il 13 indica il numero dei presenti all’Ultima Cena. Mai mischiare il sacro col profano, ma soprattutto nel settore del casinò c’è chi non si siede nemmeno al tavolo in certe circostanze.
Nell’ambito della cinematografia, però, la fortuna e la sfortuna sono diventati argomenti più banali, attorno ai quali è sempre stato possibile costruire gag e trame divertenti. Anche gli sceneggiatori italiani ne hanno approfittato. Come non citare allora “Al bar dello sport”, film dei primi anni ’80 con Lino Banfi e Jerry Calà? Banfi interpreta il ruolo del suo omonimo Lino, uno squattrinato pugliese trasferitosi a Torino, dove grazie al suggerimento dell’amico Parola riesce a vincere più di un miliardo di lire al Totocalcio. Nel fuggire da aguzzini e amici a caccia di favori, Lino giunge a Sanremo e Parola perde l’intera vincita al casinò, per poi riuscire a riottenerne addirittura il triplo all’ultimo tentativo.
Meritevole di menzione è senza dubbio anche “Viva Las Vegas”, in cui a interpretare il protagonista Lucky (non a caso, “fortunato” in inglese) è addirittura Elvis Presley. La storia narra di un giovane pilota da auto di corsa che dopo aver sbancato al casinò vuole partecipare al Gran Premio di Las Vegas, ma finisce col perdere tutto nell’incontrare quella che sarà la sua futura sposa. Meno felice l’amore del film “Lo scopone scientifico” con Alberto Sordi, in cui marito e moglie approfittano della generosità di una miliardaria americana patita dei giochi di carte, vincendo e perdendo in continuazione.
“Febbre da cavallo”, invece, non tratta il tavolo verde, ma le scommesse ippiche. La trama ruota intorno alle vicende di tre amici che tentano la fortuna con le corse ai cavalli e finiscono a poco a poco col ritrovarsi al verde. Di conseguenza, nasce l’idea di truccare una corsa, ma l’operazione non porta ai risultati sperati. La pellicola, ricordata soprattutto per il personaggio di Mandrake interpretato dal compianto Gigi Proietti, ha avuto successo non tanto al cinema, quanto grazie alle continue trasmissioni sulle reti locali. Almeno in questo senso, la fortuna c’è stata.
Nel 2002 il film ha conosciuto un seguito dal titolo “Febbre da cavallo – La mandrakata”, in cui Mandrake opera uno scambio di cavalli dopo essersi accorto dell’estrema somiglianza tra il più titolato di tutti e quello che arriva sempre ultimo. Anche in questo caso, però, le vicende che si susseguiranno porteranno i vari protagonisti a ritrovarsi con un pugno di mosche in mano. Insomma, difficilmente il film dedicati alla fortuna terminano con un lieto fine…