A differenza di altre città liguri come Chiavari e Lavagna, il consiglio comunale di Genova ha deciso di non opporsi all’aumento dei limiti delle emissioni elettromagnetiche delle antenne di telefonia mobile.
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La decisione è stata presa ieri nella sala rossa di Palazzo Tursi, dove è stata respinta la mozione presentata dal consigliere di opposizione Mattia Crucioli (Uniti per la Costituzione).
Il documento chiedeva al sindaco e alla giunta di “valutare l’adozione dello strumento maggiormente idoneo a vietare su tutto il territorio del Comune l’aumento dei campi elettromagnetici fino allo svolgimento di idonei approfondimenti scientifici che possano escludere danni alla salute pubblica derivanti dal superamento di tale limite”. Nel Tigullio, vari comuni hanno adottato ordinanze specifiche per contrastare la legge nazi
onale del 2023 che consente l’innalzamento delle emissioni dagli attuali 6 Volt al metro a 15V/m.
Le preoccupazioni di Crucioli
Crucioli ha evidenziato che queste ordinanze sono impugnabili al TAR, sottolineando la necessità di una presa di posizione politica chiara.
Ha dichiarato che l’aumento dei limiti delle emissioni è un “regalo alle aziende”, sostenendo che i limiti attuali non compromettono il funzionamento dei telefoni ma permettono alle compagnie di risparmiare sugli adeguamenti delle reti, a scapito della salute pubblica.
Opinioni contrastanti
Oltre alla mozione di Crucioli, sono stati presentati diversi ordini del giorno. Alberto Pandolfo (PD) ha affermato che “sul tema vada adottato un atteggiamento scientifico e non che cavalchi la paura”.
Fabio Ariotti (Lega) ha dichiarato che, pur non chiedendo l’eliminazione delle antenne, si dovrebbe limitare le emissioni e coinvolgere maggiormente i cittadini prima dell’installazione in aree private.
La decisione del consiglio
L’assessore all’Ambiente Matteo Campora ha ricordato che è in fase di redazione un nuovo regolamento sull’installazione delle antenne, sottolineando che “non ci sono mezzi idonei che il Comune può attuare contro una legge dello Stato”.
Alla fine della discussione, la maggioranza dell’aula ha votato contro la mozione (20 no, 13 sì e 1 astenuto).
Due esponenti della maggioranza – Pilloni (Vince Genova) e De Benedictis (Fratelli d’Italia) – sono usciti dall’aula, mentre Ariotti (Lega) ha votato a favore. Cristina Lodi (Misto) si è astenuta.