L’8 febbraio di ogni anno si celebra la Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone nella memoria di Santa Giuseppina Bakhita
Bakhita, nata nel 1869, all’età di 7 anni fu rapita in Sudan e fatta schiava. Giunta in Italia, quando le fu permesso di tornare libera, diventò Suor Bakhita nell’Ordine delle Canossiane. Nel 2000 è stata proclamata Santa da papa Giovanni Paolo II ed oggi è la protettrice di tutte le donne e gli uomini che sono venduti come schiavi nel mondo.
L’IMPEGNO CONTRO LA TRATTA A GENOVA
A Genova, la ricorrenza verrà celebrata dall’Arcivescovo mons. Marco Tasca, lunedì 8 Febbraio alle ore 18.30 nella chiesa delle Vigne, nel centro storico cittadino. La Regione Liguria, insieme a Fondazione Auxilium, Comunità Papa Giovanni XXIII, Gruppo Rialzati e molte altre realtà territoriali, da più di due anni porta avanti il Progetto “Hope This Helps – Il sistema Liguria contro la tratta e lo sfruttamento minorile”, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le pari opportunità.
IL TEMA DI QUEST’ANNO
“Economia senza tratta di persone” è il tema della giornata di quest’anno, con riferimento agli ultimi appelli per un’economia giusta lanciati da papa Francesco. L’intenzione è quella di accendere i riflettori su una delle principali cause della tratta di persone: il modello economico dominante, i cui limiti e le cui contraddizioni sono acuiti dalla pandemia COVID 19. La tratta di esseri umani è una piaga che riduce in schiavitù decine di milioni di donne, uomini e bambini con lo scopo dello sfruttamento sessuale e lavorativo, dell’accattonaggio e del commercio di organi.
Può sembrare incredibile che in un paese come il nostro, dove la cultura dei diritti umani ha radici tanto solide, vivano persone in condizioni di schiavitù. Persone che non hanno identità, che lavorano senza alcuna tutela, sottopagate e sfruttate; persone a cui sono stati negati diritti fondamentali e inalienabili come la dignità, la salute, la libertà e la sicurezza personale.
Serve quindi una visione “strutturale e globale” della tratta per scardinare tutti quei meccanismi perversi che alimentano l’offerta e la domanda di “persone da sfruttare”, perché è il cuore dell’intera economia ad essere malato. Al contrario, un’economia senza tratta è un’economia che valorizza e ha cura dell’essere umano e della natura, che include e non sfrutta i più vulnerabili.