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81° anniversario dell’eccidio al Forte San Martino

81° anniversario dell'eccidio al Forte San Martino
81° anniversario dell'eccidio al Forte San Martino

La commemorazione a Genova

Questa mattina si è svolta la cerimonia di commemorazione dell’eccidio al Forte San Martino, avvenuto il 14 gennaio 1944, quando otto cittadini genovesi furono brutalmente uccisi dai nazisti. La cerimonia, organizzata dal Comitato Permanente della Resistenza della Provincia di Genova, ha avuto luogo tra via Piero Gobetti e il Forte San Martino, dove è stata deposta una corona di alloro in memoria delle vittime.

La commemorazione è iniziata con il corteo che ha percorso via Gobetti, con la deposizione delle corone ai piedi della lapide in onore dei martiri. Successivamente, il corteo si è diretto verso il Forte San Martino, dove è proseguita la cerimonia. L’orazione commemorativa è stata pronunciata da Giacomo Ronzitti, presidente dell’Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea “Raimondo Ricci” (ILSREC).

Il presidente del consiglio comunale di Genova, Carmelo Cassibba, ha ricordato: «L’Eccidio di Forte San Martino è una pagina tragica della nostra storia, scritta con il sangue di otto uomini coraggiosi, fucilati in un vile massacro nazifascista. Questi patrioti hanno sacrificato la loro vita nella lotta per la libertà e la democrazia contro l’oppressione e la tirannia».

Anche il consigliere Armando Sanna ha preso la parola, sottolineando l’importanza della memoria: «Gli otto patrioti uccisi a Forte San Martino sono eroi indimenticati, simbolo di coraggio e civiltà. Il loro sacrificio ha rafforzato la Lotta di Liberazione, alimentando la resistenza contro la violenza cieca e i soprusi contro i valori fondamentali della libertà e della democrazia».

La tragedia dell’14 gennaio 1944

Il 14 gennaio 1944, durante la Seconda Guerra Mondiale, il professore Dino Bellucci (32 anni), il tipografo Giovanni Bertora (31 anni), lo straccivendolo Giovanni Giacalone (53 anni), il tranviere Romeo Guglielmetti (34 anni), il giornalaio Amedeo Lattanzi (54 anni), il saldatore elettrico Luigi Marsano (27 anni), l’oste Guido Mirolli (53 anni) e l’operaio Giovanni Veronelli (57 anni) furono arrestati e fucilati dai nazisti come rappresaglia per un attentato compiuto dai Gruppi di Azione Patriottica (GAP) contro due ufficiali tedeschi, uno dei quali perse la vita.

Nonostante fossero estranei all’attentato, in quanto già arrestati precedentemente, i genovesi furono prelevati dal carcere di Marassi e sottoposti a processo sommario dal tribunale militare. Il tenente dei Carabinieri Giuseppe Avezzano Comes, che si oppose alla fucilazione, tentò invano di fermare l’esecuzione. Con il suo plotone di venti uomini, si rifiutò di obbedire all’ordine, ma non riuscì a evitare il massacro. In seguito, Avezzano Comes distrusse la documentazione che riportava i nomi dei Carabinieri presenti al Forte, riuscendo così a proteggere i suoi uomini dalle rappresaglie delle SS e della Guardia Nazionale Repubblicana.

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