“Trovo grave che nell’ambito del Consiglio Territoriale per l’Immigrazione della Città Metropolitana di Genova le Associazioni degli stranieri extracomunitari siano rappresentate esclusivamente da un rappresentante dell’Associazione Centro Islamico (Coreis). Vengono così esclusi dalla rappresentanza del Consiglio tutte le Associazioni che riuniscono i tanti stranieri extracomunitari non di fede islamica e presenti sul territorio: si confonde, quindi, l’appartenenza a una comunità religiosa con la provenienza da un’area geografica”.
Lo ha dichiarato oggi la vicepresidente e assessora alla Sanità e all’Immigrazione Sonia Viale a seguito della prima riunione, avvenuta stamane in Prefettura, del nuovo Consiglio Territoriale per l’Immigrazione della Città Metropolitana nella sua rinnovata composizione.
“Il Consiglio Territoriale – ha aggiunto l’assessora Viale – ha il compito di analizzare le esigenze e di promuovere interventi da attuare a livello provinciale in favore degli immigrati extracomunitari.
Mi domando come faccia ad ‘analizzare le esigenze’ e ‘promuovere interventi’ in favore di quelle comunità di cittadini extracomunitari che sono presenti sul territorio dell’area metropolitana ma non sono di fede islamica.
Sarebbe stato meglio puntare sul coinvolgimento di rappresentanti di comunità straniere come quella ecuadoriana, particolarmente numerosa nell’area metropolitana”.
Secondo lo studio condotto annualmente dalla Direzione statistica del Comune di Genova (dati 2016) nel capoluogo ligure la comunità straniera più numerosa risulta quella ecuadoriana: con oltre 16mila persone residenti rappresentano il 22,6% dell’intera presenza straniera.
Seguono le comunità albanese, romena, marocchina, cinese, peruviana, ucraina, senegalese, nigeriana, del Bangladesh, cingalese, oltre a quelle indiana, tunisina e filippina.
“Tutte persone che, se non sono di fede islamica, non avranno alcuna voce – ha sottolineato Viale – nel Patto Nazionale per un Islam Italiano, siglato dal ministro dell’Interno Minniti, sul quale esprimo molte riserve di tipo politico, è prevista la costituzione di ‘tavoli interreligiosi’ all’interno dei Consigli Territoriali per l’Immigrazione delle Prefetture. Nulla escludeva la possibilità di costituire un tavolo ad hoc in cui però fossero rappresentate anche le altre fedi religiose. Auspico che su questa impostazione ci sia un dietrofront da parte della Prefettura per evitare occasioni di conflitto tra le comunità di stranieri presenti sul nostro territorio, tenendo presente i compiti e i ruoli che il Consiglio Territoriale per l’Immigrazione è chiamato a svolgere”.