Può essere utile soffermarci e sindacare, nel definire una condizione, sul significato di uno specifico vocabolo, la cui estensione e traduzione sono un’alternativa a certo suo connaturato rigorismo concettuale. Non è raro infatti ottenere da ciò il tipico effetto distorcente (quando non dissuadente) che produce la rifrazione di uno specchio concavo.
A tal proposito, si può disporre di una opzione, che si affranchi da quella, tradizionalmente spendibile del transitare tra un sentirsi confuso ed un sentirsi persuaso.
Per paradosso, potrebbe avere praticità, da questo punto di vista, indirizzare il discorso sul “come” non confinarci in tali dilemmatici stati d’animo ed in certe turbolente digressioni.
Certamente, nel legittimo tentativo di giungere alla perfetta definizione di tale dualismo, la confusione non sempre costituisce una condizione di difetto, così come la convinzione non è necessariamente un pregio.
A conti fatti, si può essere confusi rispetto ad una certa situazione e, per di più, persuasi di tale incerta condizione, a conferma di un’insospettabile complementarietà tra distinte (e distanti) visioni della realtà.
Fuor di metafora, va esorcizzato sempre e comunque il demone del rigorismo e sommamente escluse talune insulse puntualizzazioni che l’individuo si sente spesso in dovere di esprimere, in una sorta di mansplaining.
Ribadisco che le istanze che da ciò derivano, in senso generale, non debbono essere necessariamente contrapposte.
Si può perfettamente essere più persuasi che confusi, laddove, invertendo l’ordine dei fattori di senso, l’argomento si svolge e, in qualche misura, invariabilmente si dipana. Riprendo con Eschilo, per l’occasione, l’incresciosa confusione divinatoria di Cassandra, quando Apollo la privò della persuasione, rendendo inefficace la sua, pur attendibile, parola.
Ogni questione, ogni trattazione cela mondi nascosti e sovrapposti. E non c’é argomento che non tenda a sovra-estendere e sovra-popolare i propri confini semantici.
Non è anomalo, quindi, transitare per tali condizioni. Né poter prevedere l’esistenza di una pozione alchemica per cui la possibilità di una persuasione tale da assorbire e diluire in sé una dose fisiologica di confusione. Massimiliano Barbin Bertorelli