Che ci si possa commuovere contemplando un fiume in inverno, forse costituisce elemento raro, a meno che non si tratti della Drina, testimone di guerre e lutti, altresì di speranza, com’era in fondo nelle idee di Ivo Andric, così fiducioso nella necessità dell’uomo di costruire “ponti” e non muri in filo spinato, come accade oggi in tutto il mondo.
Nella ferma determinazione di “fare cultura”, per rubare una risposta dello stesso Emir Kusturica ad un collega, il Festival di Kustendorf ieri ci ha guidato ad Andricgrad, l’altro villaggio, intreramente in pietra a differenza del Kustendorf che è in legno, dedicato al letterato e poeta Ivo Andric, Premio Nobel per la Letteratura yugoslava nel 1961.
La vista del villaggio di Andricgrad colpisce al cuore, se ci si raccoglie un minuto in silenzio a ricordare il dimenticato conflitto yugoslavo e ad immaginare i corpi straziati di cui questa terra e lo stesso fiume Drina sono stati silenti testimoni.
Ci troviamo in Bosnia, nell’area della città di Visegrad, dove “The Professor Emir” nel 2011 dà inizio ai lavori di costruzione del villaggio in pietra, che sarà poi ufficialmente inaugurato il 28 giugno del 2014, dedicandolo ad Andric il quale invero è nato a Travnik(Bosnja) nel 1892 ancora sotto l’Impero austroungarico, ma che proprio qui, in seguito alla morte del padre, ha trascorso l’infanzia con la madre e frequentato la scuola elementare, ponendo le basi della propria futura ascesa letteraria. Morirà nel 1975 a Belgrado.
Kusturica ne ha fatto un fiorente centro culturale, dove è presente un Cinema chiamato “Dolly Bell”, un Accademia di Belle Arti per futuri studenti in cinematografia e, soprattutto, l’Istituto Ivo Andric, che ospita eventi culturali di rilievo. Ieri in effetti Kusturica ci ha guidati dalla Serbia alla Bosnja proprio per l’inaugurazione della mostra, dedicata al pittore yugoslavo Petar Lubarda, nato nel 1907 a Ljubotini (odierno Montenegro) e mancato nel 1974 a Belgrado.
I cultori d’arte sicuramente lo ricorderanno, in quanto fu allestita una sua mostra di quadri nel lontano 1929 presso la Casa d’Arte Bragaglia, in via degli Avignonesi, Roma.
C’è stata profonda acclamazione per l’inaugurazione della mostra, la quale pone in evidenza l’evoluzione del pensiero e conseguentemente dello stile pittorico dell’artista yugoslavo.
Lubarda vive entrambi i due conflitti mondiali e, da uno stile naturalistico con ritratti di nudo di donna e Chiese, si evolve in una finitura astratta che desta interesse. La sua ossessione in vita era il rappresentare, secondo diversi schemi, “La battaglia del Kosovo”del 1389, di cui troviamo una bella versione proprio qui alla mostra.
Presenti Emir Kusturica e la bella moglie Maya, che riveste rilevanza immensa nella vita non solo personale, ma anche artistica del maestro Emir e costituisce sempre grande piacere incontrarli insieme, notando il forte impegno di “fare cultura” che trasuda visibilmente da entrambi.
La visita prosegue gettando uno sguardo alla tacita Drina ed al resto del villaggio, dove è presente una statua dedicata ad Ivo Andric, una a Nikola Tesla, il famoso scienziato serbo incompreso ed una a Petar Petrovic Nìegosh, poeta montenegrino (1813/1851), comunemente oggetto di studio nei programmi scolastici.
Rientriamo con il passaporto alla mano nella limitrofa Serbia, con una nota in più nell’anima sulla cultura, l’umanità e la guerra.
Romina De Simone