Il com.te Ernani Andreatta, direttore del Museo Marinaro “Tommasino-Andreatta” di Chiavari, racconta la lunga vita del veliero che ancor oggi, dopo accurati restauri, lo si può vedere navigare tra le onde del mare.
«La Charles W. Morgan, è l’ottocentesca baleniera che sopravvisse a centomila peripezie, prima tra i marosi degli oceani inseguendo balene e capidogli, poi sopravvissuta ai sudisti, ai ghiacci e agli U-boot tedeschi nel ‘900 …..»
Quando inizia la storia Charles W.Morgan,? «Il 6 settembre del 1841 la Charles W. Morgan salpò per il suo primo viaggio inaugurale dal porto di New Bedford, nel Massachusetts, La Charles W. Morgan ha navigato senza posa per più di cento anni, poi, nel 1967, è diventata, per volere del ministero degli Interni americano quello che si dice un “Trade Mark”, un monumento di interesse nazionale.»
Cosa resta dell’epopea delle baleniere e il mito della “Moby Dick”? «Oggi quel che resta dell’epopea delle baleniere americane è quanto di vero Melville scrisse in Moby Dick – spiega Andreatta – a conferma di questo c’è anche la Morgan, ultima superstite di una flotta che contava 2mila700 navi dedicate alla sola caccia dei cetacei. Attraverso la proiezione video, ( CD contenente “il mondo della baleniera e vita dei pescatori”) ho cercato di spiegare in modo approfondito e spero completo le ragioni della spietata e indiscriminata caccia alla balena nei secoli scorsi.
Dal 2014, al termine di un’operazione di restyling, la nave ha ripreso il mare e proprio in questi giorni si appresa a iniziare una nuova stagione. Dopo ben 176 anni dal suo varo ha ripreso a navigare ma, questa volta, come simbolo dell’intraprendenza americana e non più per arpionare e uccidere balene – puntualizza il direttore del Museo Marinaro di Chiavari e ribatte – di tutte le migliaia di baleniere che solcarono i mari, soltanto la Charles W. Morgan è sopravvissuta». Racconta il com.te chiavarese, con quella passione che solo un uomo di mare può esprimere.
Come spiega questa longevità e sopravvivenza di una nave interamente in legno? «La Charles W. Morgan, infatti, è sfuggita a ogni tipo di attacco, ai ghiacci dell’Artico e ai sommergibili tedeschi della prima guerra mondiale. Ha patito incendi, incagli e abbandoni e alla fine, quando si era deciso di metterla in disarmo, ecco la nuova pagina istituzionale, un museo galleggiante, un destino che si riserva solo chi ha tanto da raccontare guardando al suo passato perché non può più permettersi un presente in prima fila.
Ma la nave che era diventata la gloria del Mistic Sea Port Museum, nel Connecticut, ha deciso per volere dei suoi proprietari di ritornare in mare. È accaduto nel 2014, nel porto di casa, a New Bedford, lo stesso che nel 1841 la vide partire per il suo primo viaggio a caccia di balene.» conclude Andreatta.
Quali emozioni si sente vedendo una balena emergere da un turbinio di onde e schiuma? «Vedere una balena per la prima volta è un’esperienza profondamente toccante. Essenzialmente non c’è niente di simile; nelle acque fertili di tutto il mondo, si vedono specie diverse come megattere, balene azzurre, balene bianche, minke, delfini, focène e capodogli, come se ci trovassimo davanti ad un campionario da collezione di animali rari.
Se ci avviciniamo fisicamente a queste creature si possono vedere, ascoltare, sentirne l’odore, e persino sentirle alitare sul viso o cantare. Può diventare una ossessione, ed è così che può cominciare lo strano rapporto, talvolta violento, tra l’uomo e la balena.»
Il com.te Andreatta, per gli amici e gli amanti del mare, ha riprodotto su un DVD la narrazione completa della vita del veliero Charles W. Morgan, ma anche la vita dura dei pescatori, dei marinai e di tutto l’equipaggio che doveva pescare ma anche navigare a vela.
Dai racconti riportati nel CD e dai libri precedentemente scritti da Andreatta si può capire e apprezzare la storia della marineria dell’ 800 quando navigare voleva dire ottenere il massimo rendimento dalla forza dei venti per acquistare velocità, saper trovare le correnti marine destreggiandosi tra tifoni e burrasche, sorretti solo dalla
tenacia mista a coraggio e alla capacita di sopravvivere a quella grande massa d’acqua sempre in movimento che si chiamano oceani. Non dobbiamo dimenticare le conoscenze nautiche del comandante che sapeva portare la nave in porto e restituire l’equipaggio alle famiglie! ABov