Per Zuckerberg questo periodo non è dei migliori, ma ieri 10 aprile, forse è stato il giorno più difficile. Il social network Facebook ha impropriamente condiviso dati di 87 milioni di utenti senza il loro consenso diventando un incubo per la privacy degli utenti a livello globale. L’audizione alla Commissione Commercio del Senato americano per parlare e chiarire ogni particolare sullo scandalo Cambridge Analytica non sembrava davvero un ricevimento di gala.
Il senatore John Thune, ha chiesto al Ceo di Facebook: «Ma oggi chi ci assicura che andrà diversamente?» Zuckerberg teso e nervoso, con una giacca blu e cravatta risponde «Nel complesso, direi che stiamo attraversando un cambiamento filosofico più ampio all’interno dell’azienda: è necessario assumere un ruolo pro attivo. Siamo ottimisti, è un mio errore, chiedo scusa. Ora dobbiamo andare avanti e provare che abbiamo una visione ampia delle nostre responsabilità Assumendosi tutte le colpe dello scandalo».
Molto diretto e senza fronzoli linguistici il Chuck Grassley presidente della Commissione, chiede: «Facebook utilizza tantissimi dati personali di molti utenti, sfruttati anche da terze parti. Non ha monitorato il trasferimento alle parti terze in maniera attiva». Questa è l’accusa. Zuckerberg promette di far avere un rapporto completo sulle app cancellate da Facebook, e più volte ha ripetuto di non avere sottomano i dati.
Si impegna ad avere una posizione molto più attiva nello scrutinio delle app consentite – poi conclude il Ceo del social network «Signor presidente, chiederò ai miei collaboratori e le daremo le informazioni richieste. Non offriamo oggi un’opzione a pagamento, dice, ma vogliamo connettere le persone in tutto il mondo e per farlo abbiamo anche bisogno della pubblicità.»
Ci sarà sempre una versione di Facebook gratuita – ribatte il senatore Nelson – Quindi le persone pagano con i dati?” Alla fine, Zuckerberg ammette: « Sì. Ma ora voglio fare in modo che sia la mia equipe a rispondere, per essere il più dettagliato e accurato possibile». Molte sono le ammissioni di non sapere e tante e diverse sono le promesse di approfondimenti.
Zuckerberg, davanti ai senatori della Commissione Commercio del Senato americano non sembra sempre all’altezza del ruolo di leader globale anche se era lui solo a difendere una comunità di 2,2 miliardi di persone, eppure in queste ore a Wall Street le azioni salgono del 4,5%. Il denaro non puzza, diceva il nostro Giulio Cesare e forse gli affari incominciano a perdonare Mark Zuckerberg. ABov