“La Liguria ha trainato, in altre e tante epoche, la crescita, lo sviluppo, la tecnologia e la cultura del lavoro di questo paese: non dobbiamo pensare che quei tempi siano passati per sempre. Possono tornare solo se la politica, le parti sociali, il mondo dell’impresa dialogano, da posizioni diverse, e poi alla fine fanno sistema, fanno squadra per far crescere la nostra regione”.
È l’appello del Presidente della Regione Giovanni Toti, lanciato oggi dal palco del XVI Congresso provinciale della Uilm di Genova.
“Noi stiamo facendo uno sforzo- ha aggiunto Toti – per costruire un modello di sviluppo per questa regione e per questo paese, per i prossimi vent’anni. Un modello di sviluppo che deve essere frutto del confronto tra tutti i corpi intermedi. Stiamo certamente attraversando un momento politico particolare, con la difficoltà in Parlamento per trovare una maggioranza. Io credo che si debba essere chiari, e dire che quelle grandi opere che servono alla competitività del sistema devono andare avanti, e devono farlo con decisione. Le infrastrutture sono il primo tema per la competitività del sistema. Credo che la questione delle grandi opere sia un punto dirimente tra chi guarda alla crescita e chi guarda alla decrescita, felice o infelice che sia, di questo paese.
Il secondo tema è la centralità del lavoro. Ritengo che le scarse, scarsissime risorse che ci sono oggi a disposizione debbano andare prima di tutto nella direzione di incentivare il lavoro, e le impresa a crearne. Purtroppo con percentuali di crescita basse è molto complesso costruire nuovi posti di lavoro, specie in un’era di rivoluzione tecnologica come la nostra, ma è certamente più difficile se domanda e offerta non si incontrano, se il sistema della scuola e dell’università non sono in grado di portare competitività come accade invece per gli altri grandi player del mondo.
Il terzo punto è quello degli investimenti pubblici. Abbiamo bisogno di aumentare gli investimenti, e dobbiamo ribadire che quelli, pubblici e privati, spesi bene per la competitività del paese – in energia, su Ilva, sulle infrastrutture che servono alla grande industria pesante e leggera del nostro paese – non sono spesa pubblica improduttiva, sono futuro che regaliamo a questo paese e come tali devono essere trattati, in Europa, quando si valutano i parametri del Patto di stabilità. Non si possono considerare i lavori per la messa in sicurezza del dissesto idrogeologico e i grandi cantieri della nostra regione e della nostra città al pari di una qualsiasi altra spesa pubblica. Quelle sono opere realizzate per il futuro, che generano un moltiplicatore di benessere straordinario, che potenziano la competitività del sistema”.