Servitori dello Stato e vittime dell’uranio impoverito. Ieri è scomparso il vice brigadiere dei carabinieri Gaetano “Nino” Luppino, 48 anni, che da tempo combatteva contro un melanoma dopo una missione all’estero in Bosnia e Kosovo.
Secondo gli accertamenti giudiziari, il sottufficiale originario di Foggia e savonese d’adozione era entrato in contatto con l’uranio impoverito.
Nel gennaio del 2014 la Corte d’Appello di Genova-sezione Lavoro aveva confermato la decisione del Tribunale di Savona che aveva riconosciuto la causa di servizio fissando per il carabiniere un risarcimento di oltre centomila euro. Il procedimento, a causa della lentezza della Giustizia italiana, è ancora in attesa di essere discussa in Cassazione.
Il vicebrigadiere savonese tra il settembre 2003 e l’aprile 2004 era stato in missione negli ex Paesi jugoslavi con la Msu (Multinational Specialized Unit) ma come altri militari, che non sapevano di rischiare la vita, non sarebbe stato dotato di un adeguato equipaggiamento per proteggerlo dai danni dell’uranio impoverito.
“Gli americani – aveva ricordato Gaetano Luppino – non avevano un centimetro di pelle scoperta”.
Al ritorno in Patria, il vice brigadiere era stato sottoposto a visite mediche regolari, fino a quando, nel dicembre 2008, gli era stato diagnosticato il tumore.
I colleghi e tutta Savona si sono stretti intorno alla famiglia per il tragico evento: “Ha combattuto fino all’ultimo ma non ce l’ha fatta”.