Immaginate un viaggiatore. Una persona appassionata e curiosa che fa del desiderio di conoscenza il suo cavallo di battaglia. A questo unite un mezzo che è un’icona del trasporto italiano da oltre settant’anni.
Stiamo parlando di Simone Sciutteri, giovane di Celle Ligure che con una laurea in lettere in tasca e due libri scritti, si impegna però in lavori stagionali per poter partire verso nuove mete nel periodo invernale. Quest’anno “per colpa” di Giorgio Bettinelli, instancabile viaggiatore che in sella alla sua Vespa ha letteralmente girato il mondo, i cui libri hanno affascinato a tal punto il giovane di Celle fino a farlo partire proprio in sella ad uno degli scooter di Pontedera. Destinazione l’Europa. Ed ecco allora che nasce l’idea del viaggio, un lungo percorso per toccare tutti gli stati membri della Comunità Europea, gli stati appena entrati nella stessa e tutti i possibili candidati all’ingresso. Un cammino a toccare i punti cardinali, unendo i confini di questa entità geografica, a volte così vicina e reale, a volte lontana e distante.
“Volevo fare un viaggio alla Bettinelli – ci spiega Simone, ovvero con un’idea di massima ma con un percorso non rigidamente definito, senza supporti tecnologici quali il gps ma uno spostarsi in modo quasi antico con vecchie mappe regalate da Repubblica anni fa ed in sella ad una Vespa 50 PK tutta originale”.
Da qui il giovane vespista parte in inverno verso quel viaggio che sarebbe durato ben quattro mesi per oltre quindicimila chilometri percorsi in sella a quel veicolo dotato soltanto di un misero cavallo e mezzo, carico di bagagli e dotato di parabrezza che rende la velocità massima poco al di sotto dei cinquanta chilometri l’ora. In questa epoca dominata dalla tecnologia, dalla comodità e dalla velocità, una scelta davvero in controtendenza. In perfetto “stile Bettinelli” Simone Sciutteri è partito con minime conoscenze meccaniche, fornite dagli amici dell’Officina Motomeccanica di Albisola Superiore che hanno tentato di dotare il pilota dei rudimenti di base per affrontare eventuali contrattempi. Un viaggio lunghissimo a velocità ridotta che, non è valutata come aspetto negativo, ma al contrario la lentezza, il dover scegliere ogni volta un percorso differente verso una destinazione intermedia, sono stati gli elementi dominanti della strada, le parti che hanno permesso di godere della bellezza dei territori attraversati ed apprezzare le differenze alle latitudini più distanti.
Arrivare in luoghi significativi non a bordo di un aereo ma via terra, in sella ad un mezzo un po’ anacronistico che diventa però un moltiplicatore di emozioni. Uno scooter che chiunque conosce e che ispira sempre simpatia, la Vespa diventa il “lasciapassare” per entrare in contatto con chi si incontri sul cammino. “Grazie a Peyton ho sempre trovato disponibilità e cordialità in ogni città o villaggio attraversati”, prosegue Sciutteri, “Chiunque ha offerto ospitalità senza il minimo problema, magari facendomi montare la tenda nel giardino sul retro della casa… Forse con un altro mezzo questo sarebbe stato impossibile…”. E come non dare ragione al vespista ligure in sella a quel PK datato 1989 e battezzato ‘Peyton’ in onore di Peyton Manning giocatore di football americano nel ruolo di quarterback per gli Indianapolis Colts e i Denver Broncos della NFL.
Un viaggio a cercare la radice comune europea per chi, negli ultimi anni si è ritrovato una moneta unica, la possibilità di comunicare grazie ai social network ed alla conoscenza dell’inglese che ha aperto le porte dei contatti nel Vecchio Continente. E Simone ha trovato questo comune denominatore, spiegando che sono molto più forti le similitudini rispetto alle differenze, nonostante le immense distanze, non solo chilometriche, che separano i vari stati. Nel suo lungo cammino da sud a nord e da est ad ovest, il vespista di Celle ha toccato alcuni luoghi per lui davvero significativi: “Uno dei posti che volevo assolutamente visitare era Sarajevo, città tristemente nota per la guerra dei Balcani, un conflitto di pochi decenni fa, che era a pochi passi da casa. Una città con la quale avevo un –debito morale- e che dovevo davvero vedere. Qui mi ha stupito la voglia di vivere dei suoi abitanti, il desiderio di lasciare alle spalle gli orrori del conflitto così vicino nel tempo. Seconda città era Istambul, la porta dell’Oriente, dove l’Europa diventa Asia. E poi ancora Varsavia, dove è sepolto il mio bisnonno, capitano dell’Esercito Italiano, internato in un campo di prigionia in Polonia. La sua storia è anche citata in un racconto di Giovannino Guareschi…”.
Il viaggio procede poi verso nord con la Finlandia e le Repubbliche Baltiche, la Germania, Inghilterra, Irlanda e tutte le altre nazioni fino a ritornare in Italia. Un percorso lungo, reso difficile dal clima avverso soprattutto nella parte settentrionale, ma totalmente appagante per la varietà dei panorami e per la ricchezza delle etnie incontrate. Dal viaggio di Simone è nato un libro, dal titolo appunto “Eurovespa: 15.580 chilometri in solitaria invernale su una Vespa 50”, in vendita su Amazon, che Simone in persona presenterà il giorno lunedì 4 giugno alle ore 19 presso “Che Festival!” in Via Belleydier a Genova. Non solo un libro ma anche un documentario, girato dallo stesso Simone e montato dall’amico Igor D’India, filmaker e compagno di viaggio di Sciutteri, con il quale ha condiviso varie avventure… Ma questa è un’altra storia… I video del percorso europeo sono visibili sul canale Youtube “Igordindia Channel”.
Quali sono oggi i progetti di domani per Simone? “Per quanto riguarda il futuro, sto collaborando con Pietro Arpaio e altri per la realizzazione di uno spettacolo dal titolo -Degli uomini e dei viaggi diVersi- dove racconterò a teatro un po’ del mio viaggio, in una serata che servirà come raccolta fondi per Pietro Rosenwirth, fondatore dell’associazione umanista ‘Viaggiare per un Sogno: oltre le barriere’ che vuole superare il concetto di disabilità nel viaggio in sella al suo scooter-trike appositamente realizzato”, conclude Sciutteri.
Viaggiare, un’esperienza arricchente ed appagante, indipendentemente dalla meta che si vuole raggiungere e dal mezzo che ci consente di farlo. Il giovane ligure ci illustra uno spaccato d’Europa davvero unico e particolare, che affascina già al suono delle sue parole. Forse il merito di tutto questo è di Peyton e di Giorgio Bettinelli che ha involontariamente suggerito di partire. (foto di Simone Sciutteri).
Roberto Polleri