Oggi i carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale (ROS) e del Comando Provinciale di Genova hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Genova su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) della locale Procura della Repubblica, nei confronti di Giuseppe “Pino” Abbisso e Rino Satriano ritenuti responsabili a vario titolo del delitto di “usura aggravata dallo stato di bisogno della vittima”.
L’indagine era stata avviata nel dicembre scorso a seguito della denuncia della vittima (un imprenditore genovese che voleva avviare l’attività di vendita biglietti di spettacoli online) e gli inquirenti avevano ben ravvisato i presupposti dei delitti di estorsione ed usura aggravata dal metodo mafioso.
Gli investigatori del ROS hanno spiegato che il siciliano Pino Abbisso, 55enne, era già stato coinvolto in una precedente vicenda processuale per i medesimi reati insieme al calabrese Onofrio Garcea, 65enne, imputato per art. 416 bis nel processo sulle presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta denominato Maglio 3 (la clamorosa sentenza emessa nel novembre 2012 dalla giudice Silvia Carpanini aveva assolto tutti gli imputati per mancata sussistenza del fatto di reato, risultato che nel febbraio 2016 era stato confermato dalla Corte di Appello di Genova e nell’aprile 2017 annullato con rinvio dalla Corte di Cassazione).
Inoltre, i carabinieri hanno ricordato che “nel 2010 Pino Abbisso e Onofrio Garcea erano stati destinatari di una misura di custodia cautelare nel quadro dell’indagine ‘Finanziamento sicuro’ dei Carabinieri del ROS e poi condannato definitivamente per il delitto di usura, finendo di scontare la pena nel corso del 2016”.
Le attività della nuova indagine si sono sviluppate tra la fine del 2017 e i primi mesi del 2018 e hanno permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza non solo nei confronti di Pino Abbisso, ma anche di Rino Satriano, accusato di concorso in usura per il suo ruolo di intermediazione.
Le condizioni del presunto “prestito usurario” da 6mila euro avrebbero comportato la richiesta di 11mila euro e la corresponsione dell’importo richiesto in tre tranches, ad alcuni giorni di distanza l’una dall’altra; la restituzione della somma comprendente, oltre al capitale ed agli interessi (20% mensili), anche denaro destinato ad estinguere un autonomo debito contratto da Rino Satriano con Giuseppe Abbisso; la consegna di un assegno già sottoscritto dalla vittima e maggiorato del 20% (pari agli interessi da corrispondere mensilmente) e di una quota del debito di Satriano.
Per sollecitare i pagamenti illeciti, sempre secondo i carabinieri del ROS, il principale indagato avrebbe paventato alla vittima di avvalersi di esponenti della criminalità organizzata, sia di origine siciliana che calabrese, operante nel capoluogo ligure ed anzi si proponeva come appartenente alla criminalità mafiosa “io sono Mafia” vantando rapporti con esponenti di Cosa Nostra nissena (ossia di Caltanissetta).