Nel nostro tempo pubblico, per antonomasia, è naturale incontrare e conoscere un numero imprecisato di persone. Sarebbe quindi un’assurda pretesa considerarne una ed una sola di queste, nell’intera vita, meritevole delle nostre attenzioni, rivisitando il mito infranto dell’anima gemella.
Tuttavia, ripensando all’arcano edenico, ancorché immersi oggidì nel più bieco consumismo, perché escludere che sia proprio una ed una sola persona (a patto di stabilire “chi” con magistrale acume) a renderci felici ed a completare ogni eventuale “mancanza”?
Orbene, la premessa alla “mancanza” ha già in sé la contraddizione in termini di esiti, costituendosi in una forma di “bisogno” che vizia la relazione e rende utopico l’eventuale intento di emulare il mutualismo animale tra attinia & paguro bernardo.
Potremmo quindi liquidare d’emblee la farneticazione di contemplare una sola persona quale nostra metà sentimentale, tanto più quando è il “bisogno” a comandare ogni nostra relazione.
Nondimeno, meditando sugli esiti affettivi di una società “liquida”, non si può sottacere quanto certi riservati costumi sociali non di rado conducano, attraverso folgorazioni segniche, verso un nebuloso orizzonte.
Trascurando in questa sede la poca garanzia di continuità del sentimento, resta il fatto che nel tipico legame sentimentale, le unità coinvolte, ciascuna con distinte peculiarità, accolgono la reciproca co-esistenza come soluzione su cui fondare aspettative imponenti.
In verità, la comune opinione che, in linea teorica, contempla frequenti occasioni d’incontro, tratta in inganno dal mero dato della “quantità”, non può che negarne la “qualità”. La sensatezza nell’immaginare tale proliferazione di chance capta unicamente un’idea maldestra e consumistica di sentimento.
Pertanto, se ce ne affezioniamo come un pacco-regalo, non lamentiamoci poi se, una volta scartato, il contenuto risulta deludente.
E’ meglio non scambiare il sentimento per una qualsiasi merce che transita sul mercato. L’Amore, in tal senso, non è soggetto a “saldi di fine stagione”, né alla regola del “soddisfatto o rimborsato”.
Massimiliano Barbin Bertorelli