Ci sono giorni più giorni di altri. Sono quelli in cui tiri una riga. Proprio come facevano i portieri di una volta, partendo dalla base dei pali, per delimitare meglio l’area piccola. Un’area che diventa grande come il mare, se dentro ci fai nuotare ricordi, emozioni e sensazioni di dieci anni. “Non è scontato che vada via, ma ci sono delle probabilità. La mia presenza qui, adesso, è un atto dovuto per l’amore e il rispetto che ho verso la famiglia Preziosi e il popolo genoano. Non volevo non salutare se dovesse concretizzarsi la partenza” esordisce Mattia Perin nel dopo partita. Le proposte, dall’Italia e dall’estero, non mancheranno di arrivare. Sull’onda dell’interesse che un portiere così suscita, oltre che di ambizioni personali che hanno forma di orecchie e il suono delle sirene della Champions League.
Le parole si accompagnano presto alle lacrime, come sale potente il groppo in gola, ripensando al percorso con il club più antico in Italia. Senza rinunciare a una punta di ironia. Perbacco. “Intendiamoci. Se dovessi rimanere, mica gli consegno la fascia a Criscito… Questa è casa mia e non è un modo di dire. Sono arrivato a quindici anni e me ne vado da padre a venticinque. E’ stato un lungo cammino di crescita. Il Genoa è stato una scuola giornaliera: ho imparato tanto dai compagni, come da chi nello staff vive dietro le quinte. Spero di aver insegnato e lasciato anch’io qualcosa. Da ragazzino guascone sono diventato una persona più equilibrata. Qualche rammarico? Vista la mia competitività, avrei voluto disputare ogni anno campionati come quando siamo arrivati sesti… Ogni stagione è stata una vittoria da portare a casa. Sono uno che non si accontenta mai. Porterò con me tante cose belle”.
Come aver difeso la porta che sognava appena arrivato. Quella che difendeva una leggenda del Genoa e della Nazionale come Giovanni De Prà. “Sono felice della convocazione in azzurro. Ci sarà tanta competizione per il posto e lo so. Con umiltà spero di potermi giocare le carte a disposizione e poi chissà, guadagnarmi magari quella maglia a cui aspirano in diversi. Mi porterò dentro le tante partite, i bei momenti, i gol evitati. Nella consapevolezza di aver dato il massimo a partire dai trionfi e dai successi con la Primavera. Eredi? Sono contento che Alessandro Russo, titolare nella Nazionale Under 17, stia facendo grandi cose. Lui è un talento e ce ne sono altri che promettono bene. Questa è la forza del settore giovanile. La forza della società di produrre e presentare nuovi elementi da lanciare”.