Oggi alle 14.40 presso la Corte di Assise di Genova è stata emessa la sentenza di primo grado per l’omicidio del 27enne Davide Di Maria e i fatti relativi allo spaccio e ai debiti di droga che avevano dato origine al tragico episodio avvenuto il 17 settembre 2016 in un appartamento di Molassana.
Guido Morso è stato condannato a 21 anni e 5 mesi di reclusione (17 anni per l’omicidio più 4 anni e 5 mesi per ricettazione e porto d’arma). Il padre Vincenzo Morso a 19 anni e 8 mesi (15 anni e 8 mesi più 4 anni); Marco Mor N’Dyaie a 7 anni e 8 mesi di reclusione per spaccio di sostanze stupefacenti e il possesso della pistola.
La sentenza è stata accolta favorevolmente dagli amici dei parenti che hanno esclamato: “Giustizia è fatta!”
L’avvocato difensore Riccardo Lamonaca ha commentato: “È una sentenza che non si deve discutere, ma si deve impugnare ed è quello che faremo”.
Il pm aveva riformulato alcune accuse a partire dalla contestazione dell’omicidio anche a Vincenzo Morso. Il movente, secondo l’accusa, sarebbe stato un debito di droga e soprattutto il presunto “progetto” di N’Diaye e Di Maria di occupare il territorio di spaccio dei Morso.
Per l’accusa, padre e figlio quel giorno sarebbero arrivati nell’appartamento di N’Diaye consapevoli che fosse una trappola e “con il colpo in canna”.
“Volevano uccidere” aveva detto il pm Alberto Landolfi che aveva chiesto 19 anni per padre e figlio.
Appena arrivati nell’appartamento, ancora sulla soglia, Vincenzo Morso avrebbe immediatamente sparato un colpo finito contro un mobile, poi l’arma si sarebbe inceppata.
Nel parapiglia che ne era seguito Guido Morso avrebbe estratto un coltello e ferito alle gambe N’Diaye per difendere il padre. Poi avrebbe colpito mortalmente Di Maria che era intervenuto forse per separare i contendenti.