L’elisir di lunga vita calcistica. Quarta stagione al Genoa, l’entusiasmo di un ragazzino. Qual è il segreto di Goran Pandev? “La voglia c’è sempre: a fine carriera ne ho di più di quando ero agli inizi” ride l’attaccante macedone, una delle guide del gruppo impegnato nel ritiro montano di Neustift. Indicare la strada. “Tocca a gente esperta come Criscito, Marchetti, Spolli prestarsi a inserire i giovani di qualità che sono stati presi. Per gli stranieri, per chi non conosce il campionato italiano, non è facile ambientarsi subito. Io in un ruolo all’Altafini? Ah, mi volete mettere in panchina… Per giocare solo gli ultimi 30 minuti, allora basta allenarsi tre volte alla settimana. Scherzi a parte, non ho mai fatto problemi. Venti, trenta, quarantacinque minuti: decide il mister. La sua conferma è stata un bel segnale, se l’è guadagnata tutta. Ci ha dato una grande mano e, a me, ha regalato continuità. Ma prima viene sempre la squadra”.
A Genova sta come un papa. La fumata bianca per il rinnovo è stata automatica vista la volontà delle parti. “Ringrazio il presidente Preziosi e la società. Io e la mia famiglia siamo felici di vivere in questa città. E’ perfetta per noi. L’affetto dei tifosi fa piacere, come giocare per il club più antico in Italia. E’ sempre importante mantenere l’umiltà che ci vuole, puntando a dare il massimo per conquistare più vittorie possibili. Il ruolo di chioccia me lo prendo, senza avanzare pretese. Con l’ambizione di rendermi utile in campo e fuori. Stiamo lavorando duro come tutte le squadre in questa fase. A Neustift si sta e si lavora bene. Il Mondiale? Tifo Croazia. La Francia è forte, ma può ancora succedere di tutto. Del resto non sempre vincono le più squadre più forti in una partita secca come una finale”.