Nello spicchio di cielo sopra Pedro Pereira non esistono le nuvole. Bella fortuna alzarsi la mattina con il piede giusto, fare colazione con il miele dell’ottimismo, sorridere alla vita e sapere che la vita ti sorriderà.
Mister ottimismo era arrivato in punta di piedi a gennaio e in questi mesi ha fatto il suo in campo e nello spogliatoio. Suo l’assist al bacio che Lapadula ha trasformato in gol nell’amichevole con lo Zenit. “Merito di ‘Lapa’ che l’ha messa dentro, se no altro che fama di assist-man!” commenta con la modestia che lo segue. “Sulla destra abbiamo avuto una buona intesa, anche con il mio amico Medeiros mi trovo a occhi chiusi. Sono onorato di fare parte di un club storico come il Genoa nella stagione dei 125 anni. Il club più antico. Come il Benfica nel mio Paese che è stato fondato nel 1904. Sono d’accordo con Spolli. Il primo obiettivo è la salvezza: archiviata quella vedremo se potremo puntare più in alto”. Si fatica sotto il ghiacciaio dello Stubai, dove il team si è allenato nel pomeriggio e domani sarà impegnato in una doppia seduta. “La Serie A è competitiva e difficile, quasi come ragionare e parlare nella vostra lingua” sostiene. E invece se la cava bene. Ma è vero che esistono affinità tra il portoghese e il genovese? “L’ho sentita questa, me lo dicono spesso. Mi piacerebbe imparare qualche parola in dialetto, al di là della cadenza simile è un obiettivo che voglio inseguire”.