Ne parliamo con Alessandro Bussolino referente SMTS, Soccorsi con Mezzi e Tecniche Speciali USAR CRI Liguria.
Anche il Comitato Regionale Croce Rossa Italiana con gli operatori SMTS USAR CRI, ha partecipato alle operazioni di soccorso per il disastro del ponte Morandi, soprattutto per la ricerca dei superstiti e, purtroppo, delle salme.
“Sul posto – ci spiega Bussolino – hanno operato 36 operatori CRI SMTS, soccorso con mezzi e tecniche speciali che hanno conseguito la specializzazione USAR Light.
Tale specializzazione ci ha consentito di accedere ed operare in area di crash a partire dalle ore 12:50 del 14 agosto ininterrottamente per le successive 30 ore.
Sotto il coordinamento dei vigili del fuoco in particolare dei Team USAR VVF sono state effettuate differenti attività operative.
Parliamo della ricerca e soccorso con formazioni a pettine; ricerca e soccorso visiva ed uditiva; primo marking delle vittime, quelle con la V pitturate sui mezzi; operazione di vedette, ruolo che riguarda la sicurezza; operazioni di scavo; recupero e trasporto della quasi totalità delle salme e delle parti anatomiche fuori dalla zona del crash mediante le barelle toboga e recupero di salme mediante l’utilizzo di tecniche di corda.
Sono stati impiegati operatori provenienti da tutte le province Liguri e 11 operatori provenienti dalla Lombardia”.
La domanda da fare sorge quasi spontanea. “Fate un lavoro durissimo ed eroico ma quali sono le sensazioni che si provano durante i soccorsi di una tale tragedia?”
“Senza cadere nella retorica che potrebbero dire tutti che sono interventi complessi, pesanti dal punto di vista umano – spiega Bussolino – è inutile nasconderlo, io ne ho viste tante, la mia squadra ne ha viste tantissime, ma così tante vittime tutte insieme, tante persone su un macchina, quattro persone ‘incarcerate’ nella stessa macchina, famiglie, i corpi straziati, abbiamo dovuto fare il recupero delle salme e delle parti anatomiche, è un impatto emotivo sicuramente forte, molto molto forte che dovremmo ancora in qualche modo scaricare e razionalizzare.
Io personalmente ho avuto paura con la responsabilità dei miei operatori che si fidano di me, per cui arrivare in un contesto del genere instabile e pericolosissimo, ti ripeto, ho avuto paura, paura che qualcuno si facesse male, paura di non essere in grado di fronteggiare al meglio uno scenario come questo. Per il resto abbiamo fatto tutto ciò che era umanamente possibile anche se, obbiettivamente, con un volo di 70 metri, in mezzo al cemento, al cemento armato, travi, putrelle e ferri d’armatura, obbiettivamente, è già stato un miracolo che qualcuno si sia salvato, quei pochi, è veramente un miracolo”.
“Siamo arrivati in pochissimo tempo – conclude Bussolino – la nostra prima squadra dopo 45 minuti era sul posto ed il grosso degli operatori nell’arco di un’ora, un’ora e mezza sono arrivati praticamente tutti ed abbiamo lavorato praticamente per 36 ore senza mangiare e senza dormire, mangiando delle barrette e riposandoci così proprio un’oretta: abbiamo mandato tutto avanti con l’adrenalina.”
Laura Candelo