La Silicon Valley dichiara di essere contro le scelte politiche sull’immigrazione, dettate dal presidente Donald Trump. L’ ostilità al flusso migratorio, dicono le grandi aziende big tech, “è una minaccia per l’economia americana”.
Questo è il problema centrale e il messaggio recapitato alla Casa Bianca dagli amministratori delegati di alcune delle maggiori aziende americane, inclusi, Jamie Dimon di JPMorgan e Laurence Fink di BlackRock e Tim Cook di Apple che puntualizzano al presidente Usa: «Le politiche della Casa Bianca minacciano di distruggere le attività delle società. Siamo preoccupati.»
In una lettera inviata alla segretaria per la sicurezza nazionale Kirstjen Nielsen, gli amministratori delegati delle maggiori aziende americane esprimono la loro “seria preoccupazione” per le politiche della Casa Bianca perché creano ostacoli e pericoli per gli stranieri che lavorano negli Stati Uniti minacciando di ”distruggere” le attività delle società.
Non è la prima volta che le società tecnologiche si schierano apertamente contro le politiche di Trump. Già nel 2017 Mark Zuckerberg, proprietario di Facebook e altri capi di aziende tecnologiche avevano scritto una lettera al presidente americano affinché lasciasse intatto un provvedimento del programma Deferred Action for Childhood
Arrivals (Daca) che evita un’espulsione per gli immigrati privi di permesso di soggiorno che entrarono in Usa da bambini deciso dal suo predecessore Barack Obama in tema di immigrazione.
Nella lettera Zuckerberg e altri chiedevano all’inquilino della Casa Bianca di mantenere il Daca sostenendo che una stretta sui migranti avrebbe messo a rischio centinaia di miliardi di dollari per l’economia americana. ABov