Indagine sul tragico crollo del Ponte Morandi. Stamane in procura a Genova è stato interrogato l’ingegnere Bruno Santoro, dirigente della Divisione 1 (Vigilanza tecnica e operativa della rete autostradale in concessione) della Direzione generale per la Vigilanza sulle concessionarie autostradali ed ex membro della commissione ispettiva del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti.
Si tratta di uno dei 20 indagati per il crollo del viadotto che lo scorso 14 agosto ha provocato 43 morti.
Bruno Santoro si era dimesso alcuni giorni dopo l’iscrizione del suo nome nel registro degli indagati. Era finito al centro di polemiche per alcune consulenze, dal 2009 al 2012, per Aspi. Tuttavia, oggi i suoi legali hanno chiarito che non aveva mai preso consulenze da Autostrade e che in realtà si è trattato di collaudi che riguardavano opere di altre parti d’Italia, autorizzati da leggi e dirigenti superiori.
Nelle scorse settimane erano comparsi in procura i 4 membri del comitato tecnico del Provveditorato (Salvatore Buonaccorso, Giuseppe Sisca, Mario Servetto, Antonio Brencich), l’attuale direttore del Primo tronco Stefano Marigliani e il suo predecessore Riccardo Rigacci.
Tutti quanti si erano avvalsi della facoltà di non rispondere ai pm. Bruno Santoro risulta il primo ad avere risposto alle domande degli inquirenti.
Secondo indiscrezioni, l’indagato avrebbe precisato che il progetto sul retrofitting non era passato dalla sua commissione, di essere stato nominato il 23 marzo e che non era compito della sua commissione la vigilanza sui viadotti autostradali. Inoltre, ha sottolineato che si è dimesso dall’incarico appena gli è arrivato l’avviso di garanzia.
“Sono molto provato – ha riferito l’indagato all’uscita dal Tribunale – col progetto di retrofitting non c’entro nulla”.