“Salvo che il fatto costituisca più grave reato, il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, induce taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità è punito con la reclusione da sei anni a dieci anni e sei mesi”.
E’ la sintesi del reato di “induzione indebita” contestato all’ex procuratore capo facente funzioni di Aosta Pasquale Longarini, ora trasferito al Tribunale di Imperia, dove ricopre l’incarico di giudice.
L’indagato, che ha sempre professato l’estraneità ai fatti contestati, era stato arrestato ai domiciliari nel gennaio 2017, poi venne rilasciato e imputato insieme ad altre due persone nel processo con rito abbreviato.
Oggi il giudice Longarini è stato ascoltato dal gup di Milano (competente per i casi che coinvolgono i colleghi di Aosta).
L’accusa principale del pm al collega Longarini e ai coimputati (gli imprenditori Gerardo Cuomo e a Sergio Barathier) risulta quella di induzione indebita a dare o promettere utilità. Solo all’ex procuratore del capoluogo valdostano il pubblico ministero ha anche contestato la rivelazione di segreto d’ufficio e il favoreggiamento.
Secondo le indagini dei colleghi della procura milanese, Pasquale Longarini “abusando delle sue qualità o dei poteri di pubblico ufficiale” in quanto stava trattando “un procedimento penale a carico di Barathier per gravi reati” fiscali che tuttavia di recente si è concluso con la sua assoluzione “in accordo con Cuomo, sollecitava” il primo “ad effettuare forniture di prodotti dal Caseificio valdostano” per un hotel di lusso. Circostanza che sarebbe andata a buon fine in quanto “in effetti Barathier procedeva, assumendo ordini del valore di circa 70-100 mila euro”.
Riguardo alle accuse di rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento, l’ex procuratore capo e attuale giudice a Imperia nell’aprile 2015 “in qualità di pubblico ministero” avrebbe aiutato Cuomo “ad eludere le investigazioni condotte dalla Dda di Torino” in un “procedimento penale” in “materia di criminalità organizzata, rivelandogli” di essere “sottoposto ad intercettazioni telefoniche, informazione che il pm aveva appreso dai carabinieri di Aosta per ragioni del proprio ufficio, in quanto titolare di procedimenti collegati”.
L’udienza è stata aggiornata al prossimo 13 dicembre per la discussione del pm e le arringhe dei difensori e potrebbe arrivare anche la sentenza.
L’avvocato di Longarini ha spiegato che a Imperia, città dove il suo assistito è stato trasferito dal Csm dopo la notizia dell’indagine a suo carico, l’imputato “è estremamente soddisfatto, ha funzioni civili, è molto apprezzato e per noi è stato un grande successo che sia stato riammesso in servizio”.