“Eventi meteorologici della portata degli ultimi giorni, considerati i cambiamenti climatici innescati dai nostri irresponsabili modelli di produzione e consumo, si ripeteranno. Diventeranno una ‘normalità’ di cui bisogna prendere atto il prima possibile, predisponendo le dovute misure e un sostanziale cambio di paradigma. Molti stabilimenti balneari in Liguria hanno subito danni e distruzioni più di altre strutture lungo i litorali poiché figli di una devastante cementificazione: costruiti dove non dovevano sorgere, contribuendo allo scempio edilizio ed architettonico del territorio e al consumo di suolo, strappando spazio al mare; opere murarie in prossimità della battigia, campi di calcetto, bar, ristoranti”.
E’ la posizione espressa ieri dalle associazioni liguri dei consumatori e utenti riunite nel CLCU, Coordinamento Ligure Consumatori e Utenti (Adiconsum, Adoc, Assoutenti, Casa del Consumatore, Codacons, Federconsumatori, Lega Consumatori Liguria, Sportello del Consumatore).
“L’orografia della costa genovese, nella maggior parte della sua estensione – hanno aggiunto i responsabili del CLCU – è avara di spazio e per questo, nel passato, gli stabilimenti erano intelligentemente costruiti come strutture scarne, realizzati su palafitte.
Oggi, per queste costruzioni oggetto dei marosi vengono chieste le prebende di stato, la calamità, gli indennizzi. Ma non è più pensabile mantenere quelle strutture in quei luoghi. Esse possono essere accettate solo se previste nei piani urbanistici con strutture facilmente amovibili, compatibili con la costa, i luoghi e il paesaggio.
Gli indennizzi sono dovuti solo in questa direzione, per chi in regola, e dovranno essere proporzionati ai fatturati denunciati fiscalmente negli ultimi anni.
Per l’utilizzo del bene demaniale s’impone un altro modello. Vanno messe in campo iniziative per ottenere spiagge libere e fruibili, specialmente in contesti come quelli liguri. Abbiamo finalmente, anche per l’impegno delle associazioni dei consumatori, una legge regionale che riconosce almeno un 40% di litorale balneabile e fruibile a spiagge libere: dall’approvazione della legge, i Comuni devono nei ‘ritagliare’ queste spiagge nei ‘piani di utilizzo demaniale’.
A Genova, dopo estenuanti confronti, un piano seppur minimale è stato prodotto, ma il percorso vede ancora un’ultima tappa iniziare la prossima settimana nei municipi e si complica a causa della direttiva ‘servizi’ per la messa a gara delle concessioni, oggetto di provvedimento del Governo.
E’ bene ricordare che in Spagna e Francia l’80% delle spiagge sono libere. Le spiagge sono un bene demaniale, nostro, di noi tutti. Nel passato sono state date eccessive concessioni facendo pagare canoni irrisori: si pensi che i circa 20 mila concessionari pagano complessivamente 105 milioni allo Stato, ovvero mediamente 5 mila euro ciascuno. L’imperativo è davvero cambiare paradigma”.