Con la recensione del romanzo La Gazzetta nera, dello scrittore vicentino Guido Piovene (1907-1974), pubblicato da Bompiani nel 1943, vogliamo sensibilizzare i lettori sul dramma che sta dilagando nel nostro paese. Il femminicidio o la distruzione dell’intera famiglia sono una realtà allarmante che deve far riflettere e capire che sono venute a mancare le coscienze e l’intelligenza che occorrono per vivere nelle famiglie e nelle coppie di fatto.
Guido Piovene in questo romanzo descrive le angosce e le debolezze dell’animo umano nel cammino dell’esistenza che sta sul labile confine tra bene e male. Con il passare del tempo, questo tormento deteriora la mente, il disagio si trasforma in odio fino a generare il progetto di assassinio. Il romanzo, esempio memorabile dell’abilità dell’autore di scavare nelle ombre dell’animo umano, racconta la storia di Giovanni Dorigo, figlio della buona borghesia veneta, che dopo aver dilapidato il patrimonio di famiglia scommettendo sulle corse dei cavalli, si allontana da questa nefasta situazione emigrando con la moglie in Inghilterra.
Là trova lavoro presso uno strano giornale inglese, La Gazzetta Nera, fondato e finanziato da un’eccentrica signora miliardaria che si propone di svolgere una campagna a favore dell’abolizione della pena di morte. Il compito di Dorigo è quello di narrare argomenti che hanno come tema il delitto realizzato o meditato quasi sempre da un coniuge, ai danni dell’altro. Ogni giorno, il nostro narratore, si trova tra delitti maturati nelle coppie in disarmonia affettiva, dove è sempre la donna a denunciare il fallimento del rapporto, mentre l’uomo si rivela debole, disperato, incapace di accettare la realtà dell’abbandono e la paura della conseguente solitudine.
Questi drammi coniugali iniziano a rispecchiarsi nel rapporto tra lui e sua moglie uniti da un matrimonio fatto di indifferenze che rischia di scivolare verso l’epilogo fatale dell’uxoricidio. Ma, nel momento in cui Dorigo preso nell’illusione dell’egoismo distruttivo posa il dito sul grilletto della pistola per uccidere la donna che lo vuole abbandonare, lo spirito di conservazione innato nell’uomo, rianima l’intelletto e la razionalità in Dorigo che ritrova la volontà di ritentare la difficile impresa umana di comprendersi e vivere insieme.
«Bisogna avere il coraggio di ammettere che ogni virtù si ricava dal vizio: che il bene umano si nutre di impulsi cattivi e volge ai suoi fini quest’unica e onnipresente materia. La forza morale consiste nel trasformare in virtù il vizio che le corrisponde». Così scriveva Guido Piovene premio Strega nel 1970, nella prefazione al suo romanzo La Gazzetta Nera. Antonio Bovetti