All’alba di oggi i carabinieri del Ros hanno fermato 15 persone accusate di istigazione a commettere delitti in materia di terrorismo, associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e al contrabbando di tabacchi lavorati esteri, ingresso illegale di migranti nel territorio nazionale ed esercizio abusivo di attività di intermediazione finanziaria.
Il blitz anti terrorismo è scattato nelle province di Palermo, Trapani, Caltanissetta e Brescia. Per gli investigatori, l’organizzazione rappresentava una “grave minaccia alla sicurezza dello Stato in ragione delle posizioni radicali pro Daesh rilevate in capo a un esponente di vertice del sodalizio criminale”.
L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo (Dda) di Palermo, che ha sgominato l’organizzazione criminale che gestiva le traversate verso le coste trapanesi portando in Italia migranti illegali, anche ricercati dalla polizia dei loro Paesi, è partita dalle rivelazioni fatte da un collaboratore di giustizia alla Dda di Genova.
Il nordafricano ha deciso di parlare per evitare, avrebbe riferito agli inquirenti, che ci si ritrovasse con “un esercito di kamikaze in Italia”, raccontando di essere a conoscenza dell’esistenza di un’organizzazione criminale che gestiva il contrabbando e il traffico di esseri umani.
Il testimone del traffico lungo il Mediterraneo Centrale era detenuto in carcere a Sanremo per un mandato di arresto europeo francese in riferimento a reati legati allo spaccio di droga. Agli inquirenti ha spiegato di essere arrivato in Sicilia nel 2016 a bordo di un gommone veloce partito da Tunisi e arrivato a Marsala.
In sostanza, era possibile raggiungere le coste trapanesi partendo dalla Tunisia a bordo di gommoni e imbarcazioni veloci pagando dai 1500 ai 2500 euro.
Da quanto emerso, il “pentito” straniero avrebbe in sostanza riferito: “I clandestini normali pagano 5.000 dinari tunisini, mentre le persone che sono ricercate in Tunisia, per vari reati compreso il terrorismo, pagano da 10.000 dinari in su. Una volta un gommone è riuscito a sfuggire ai controlli e a bordo c’erano anche tre uomini indicati come terroristi. Sono stati aiutati diversi terroristi a espatriare verso l’Italia”.
In pratica, i natanti partivano dalla Sicilia con gli scafisti a bordo e dopo che il contatto a Marsala riceveva, tramite Skype e/o Messenger, la conferma che i clandestini erano pronti per essere trasferiti sulle imbarcazioni.
Una volta ottenuti i riscontri investigativi, i pm genovesi e i carabinieri del Ros ligure hanno trasmesso gli atti ai colleghi siciliani che hanno svolto le indagini e acchiappato i componenti della banda di trafficanti.
In particolare, uno dei tunisini fermati dai carabinieri del Ros risulta che sia stato accusato di istigare al terrorismo, invocare la morte degli infedeli in nome di Allah e fare apologia dello Stato islamico.