Il regista e “Professore”Emir Kusturica, come lo chiamano gli affezionati per aver insegnato in passato alla Columbia University, durante la 12°edizione del Festival di Kustendorf, tenutasi dall’11 al 16 gennaio 2019, ci ha gentilmente concesso un’intervista: tre domande cui ha risposto con l’acuta generosità che lo contraddistingue. Abbiamo scelto di intervistarlo nella madre lingua serbo-bosniaca perché, le sfumature insite nel linguaggio d’origine consentono una maggiore comprensione tra le parti. Che poi, desideravamo sinceramente omaggiare la cultura del luogo!
Ringraziamo vivamente per il supporto linguistico due fedeli frequentatrici del festival: Snjezana Glisic di Banja Luka ed Ana Stojakovic di Lazarevac, che hanno offerto un rilevante contributo. Uno speciale ringraziamento va certamente alla gentile disponibilità della Press Manager Danijela Rakic, per aver reso possibile l’intervista.
Di seguito riportiamo le domande e le risposte. Abbiamo scelto la forma colloquiale del “tu” anche in serbo.
Caro Emir, sono molti anni che frequentiamo il Festival. Ci piacerebbe chiederti con rispetto cosa pensi dell'”Europa d’Occidente” e di un eventuale ingresso della Serbia nell’UE; se sia utile o non rischi forse d’adulterare le tradizioni culturali serbe?
E’una domanda molto interessante. Se la Serbia entrasse in Europa, non sarebbe male se si trattasse delle Istituzioni e della rete di informazioni collegate alla sua infrastruttura, ma io penso che l’Europa non possa sopravvivere (esistere) solo in qualità d’entità economica. Essa deve essere in grado di unificare tutte le nazioni e culture. Quello che sta attualmente accadendo in Europa, non ne garantisce affatto l’esistenza, ma mostra proprio che l’Europa in futuro verserà in una condizione peggiore. Alla fine la domanda “volete entrare in Europa?” si convertirà nella domanda “volete entrare nella NATO?”.
Emir, tu fai delle cose eccezionali. Costruendo due villaggi, Kustendorf ed Andricgrad, hai creato posti di lavoro e recentemente hai realizzato un Documentario su un uomo politico dalle idee coerenti, Pepe Mujica, ex Presidente dell’Uruguay. Nel tuo impeto a raccontare cinematograficamente le vite degli ultimi, quanto è determinante la preziosa educazione ricevuta, visto che tuo padre è stato sottosegretario nel Segretariato dell’Informazione della Repubblica socialista di Bosnia ed Erzegovina? Ed essere comunista, non in maniera dittatoriale, ha ancora valore oggi?
Essere dalla parte di “sinistra” oggi non presenta un grande vantaggio, perché tutte le socialdemocrazie odierne sono sotto il patronato del Dipartimento di Stato e del Pentagono. Esse appartengono ad una categoria particolare collegata soprattutto al neo-conservatorismo ed essere un anti-imperialista è il mio schieramento politico. E’ molto difficile essere un uomo di sinistra perché la Sinistra Internazionale non esiste più, senza riguardo a chi fosse mio padre od a chi fossi io. E’molto difficile credere che l’esistenza della sinistra di oggi sia alcun’altra cosa fuorché la corrente del neo-conservatorismo che si trova nelle mani dei banchieri e che rende tutti i piccoli paesi maggiormente praticabili per i loro propri investimenti e la nuova conquista del terreno da parte di quest’ultimi.
Quanto è rilevante per te la tradizione cristiana-ortodossa di cui c’è traccia in alcuni tuoi films, come ad esempio in “On The Milky Road”?
Penso che la mia convinzione dal momento in cui sono stato battezzato ad oggi e prima di quel momento sia sulla medesima linea. Sono principi etici e principi di vita ai quali sono devoto e la mia credenza in Dio nasce da un approccio scientifico all’idea del cosmo. Nikola Tesla ha affermato che esiste un nucleo del cosmo dal quale proviene il dono dell’energia mentale; quel dono è la credenza in Dio. Se un uomo crede in Dio, lui assurge a componente dell’Universo e diviene un piccolo tono in quella grande sinfonia che governa il mondo. Quando gli hanno chiesto in che forma si manifestasse, Tesla ha asserito che non sapeva molto di quel nucleo, ma che potesse rispondere che il nucleo si manifestasse materialmente nella forma della Luce e della Bellezza.
Lasciamo la biblioteca di Kapor bar, dove ci ha concesso l’intervista, con il cuore gonfio di grata emozione. Saliamo dei gradini in un rarefatto paesaggio innevato. Siamo pienamente immersi nella Bellezza cui Kusturica ha fatto riferimento nella sua ultima risposta. Pensiamo che siamo proprio nel posto giusto per trovare il nucleo di cui parlava Nikola Tesla; Emir Kusturica attraverso la sua arte cinematografica ed imprenditoria culturale offre un chiaro contributo all’incarnazione di questo stato di grazia di cui abbiamo davvero bisogno, perché come cantava il poeta statunitense James Oppenheim: E’ per il pane che lottiamo, ma anche per le rose”. Grazie, “Professore”.
Romina De Simone