Ieri sera la Polizia di Imperia ha concluso un’altra tranche dell’indagine iniziata alla fine dell’ottobre scorso, quando due migranti pakistani erano stati rapinati in un’area interna dell’alveo del fiume Roya, a monte del viadotto autostradale di Ventimiglia.
Gli investigatori del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Ventimiglia avevano già individuato tre dei responsabili del grave reato, tutti giovani cittadini afghani, ancora oggi rinchiusi in carcere in attesa del processo per rapina aggravata e lesioni.
A seguito dei fatti, il Questore di Imperia aveva disposto l’estensione ad una più vasta area dei mirati servizi di prevenzione nell’alveo del fiume, zona estremamente ampia e coperta da folta vegetazione, che già a quell’epoca era controllata con cadenza giornaliera dalle Forze dell’ordine.
Ieri, gli agenti hanno rintracciato altri due stranieri, ancora una volta afghani, che si erano nascosti in un riparo di fortuna nel fitto dei cespugli e degli alberi.
Le risultanze investigative hanno consentito di accertare che uno dei due fermati era l’autista di un veicolo a bordo del quale venivano caricati i migranti intenzionati a oltrepassare illegalmente il confine.
Pertanto, l’afghano è stato denunciato anche per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Secondo gli investigatori, i due afghani denunciati avrebbero fatto parte del gruppo criminale che agiva depredando i migranti che percorrono quella zona per tentare di varcare illegalmente il confine con la Francia.
Inoltre, una volta accompagnati in Commissariato, entrambi sono stati identificati e denunciati in stato di libertà per invasione e occupazione di terreni.
Si tratta di un pregiudicato 32enne, senza fissa dimora, che tuttavia ha ottenuto lo stesso un permesso di soggiorno per protezione sussidiaria, e di un 25enne con una carta di soggiorno di lungo periodo ma formalmente residente in Calabria.
Nessuno dei due stranieri ha potuto giustificare la loro presenza a Ventimiglia.
Oltre alla denuncia per invasione di terreni, entrambi sono stati quindi indagati colpiti raggiunti da foglio di via obbligatorio, con divieto di tornare nella città di confine per 3 anni.