Sgridare “sporadicamente” un allievo di origini straniere apostrofandolo come “marocchino di m…” o “cinese di m…” non è reato di abuso di mezzi di correzione con aggravante razziale.
Un professore 59enne di una scuola media di Torino, accusato di avere utilizzato un linguaggio offensivo (definito razzista perché rivolto a stranieri di colore), ieri è stato prosciolto dalle gravi accuse.
La vicenda risale al febbraio dello scorso anno.
La procura lo aveva iscritto nel registro degli indagati per abuso dei mezzi di correzione con l’aggravante della discriminazione e dell’odio razziale.
Tuttavia, il gip nel corso dell’udienza preliminare ha modificato il capo d’imputazione, derubricando il reato originario in semplici ingiurie (peraltro in un caso isolato) ossia un “reato bagatellare” di “minima lesività”e di “minore rilevanza sociale” che è stato depenalizzato. Inoltre dalle testimonianze degli allievi non sarebbe emerso alcun turbamento di rilievo.
Pertanto, il procedimento penale con la pesante accusa è stato archiviato.
Tuttavia, l’avvocato della famiglia del nordafricano si è detto “esterrefatto” per la decisione del gip e, come riportato sul dorso torinese del Corriere della Sera, ha auspicato che la procura faccia ricorso.
Il professore, che era stato sospeso, come riportato dal quotidiano La Stmpa si è in sintesi difeso così dalle gravi accuse: “Ma quale odio e razzismo, mi è scappata una frase. A scuola ho sempre insegnato a non discriminare”. Ora dovrà essere riammesso al lavoro nella sua scuola e potrà chiedere i danni.