Ieri i carabinieri della sezione di Polizia Giudiziaria della procura di Genova hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del pregiudicato moldavo Mihail Grosu, detto “Mislw”, 43 anni, già detenuto per altra causa nel carcere di Marassi.
Le indagini a suo carico hanno consentito di scoprire che lo straniero, già condannato in Moldavia a 8 anni di reclusione per reati contro il patrimonio, dal 2012 aveva assunto l’identità di Mihai Ciofu spacciandosi per cittadino rumeno grazie a documenti stranieri perfettamente contraffatti e acquisendo la residenza a Genova.
Inoltre, sempre secondo gli inquirenti, il moldavo aveva ottenuto la carta di identità, che gli era stata rinnovata dagli uffici dell’Anagrafe del Comune di Genova.
Con i documenti italiani (autentici) era quindi riuscito a stipulare contratti d’affitto, a intestarsi veicoli e addirittura ad aprire una ditta di ponteggi.
Nel maggio 2017, mentre le indagini dei carabinieri erano in pieno svolgimento, gli agenti di una pattuglia della Polizia della avevano arrestato il 43enne e un suo connazionale poiché trovati in possesso di falsi documenti bulgari.
Il moldavo, identificato ancora sotto il falso nome di Ciofu, era stato condannato a 2 anni di reclusione, riuscendo poi a ottenere gli arresti domiciliari.
Inoltre, i carabinieir hanno riferito che era stato accusato, insieme a una donna straniera sua complice, della falsificazione di almeno 11 documenti di identità italiani, rumeni, slovacchi e ungheresi, utilizzati presso uffici dell’Agenzia delle Entrate delle province di Genova, Savona e Alessandria, per ottenere il rilascio dei codici fiscali da presentare presso banche ed uffici postali, così da attivare, conti correnti e carte di credito ricaricabili sui quali far poi confluire i bonifici di ignare vittime, raggirate nell’ambito di transazioni fraudolente transnazionali, attraverso siti di e-commerce di tutto il mondo.
I carabinieri oggi hanno quindi diffuso la foto del moldavo “affinché altri che vi avessero avuto a che fare, possano rivolgersi agli inquirenti per segnalarne l’operato fraudolento”.