Dopo aver visitato ed apprezzato al Porto Antico di Genova la mostra dal titolo “The art of the brick”, interamente realizzata con mattoncini Lego, ci è nata la curiosità di conoscere un po’ di più il suo autore Nathan Sawaya.
Per questo lo abbiamo contattato nella sua casa di Los Angeles e gli abbiamo posto alcune domande, per scoprire chi sia questo giovane classe 1973, una laurea in legge all’Università di New York con davanti una brillante carriera da avvocato.
Un giorno, la vita di Nathan cambia completamente e dalle aule di tribunale il giovane si ritrova nelle gallerie di arte moderna con sculture realizzate con mattoncini Lego. Scopriamo un po’ di più dalle sue parole chi sia questo artista.
Chi è Nathan Sawaya? Come descriveresti te stesso
Sono un artista che utilizza principalmente mattoncini Lego quale mezzo di espressione artistica.
Sei nato a Colville nello stato di Washington ma cresciuto a Veneta in Oregon: attualmente dove vivi?
In questo momento abito a Los Angeles, in California.
Quando hai scoperto la tua attitudine per l’arte in generale?
La mia attitudine per l’arte è iniziata quando ero molto giovane. I miei genitori incoraggiavano sempre la creatività, così mia sorella ed io abbiamo avuto un sacco di giocattoli creativi. Noi dipingevamo con i colori ad acqua, disegnavamo con i pastelli e facevamo sculture con l’argilla. Avevamo anche altri giocattoli da costruzione che ci permettevano di creare diversi oggetti. In realtà Lego è diventato il nostro giocattolo preferito perché potevamo costruire tutto ciò che volevamo. Una delle storie che racconto nella mostra è la mia vita con i Lego: quando avevo dieci anni, chiesi ai miei genitori un cane, ma i miei genitori erano contrari a questo acquisto. Per aggirare il problema creai cane a grandezza naturale con i mattoncini Lego. Quello potrebbe essere stato il primo momento in cui ho capito che non dovevo costruire ciò che era disegnato sulla parte anteriore della scatola, ma potevo usare questo gioco per creare tutto ciò che potevo immaginare. Se avessi voluto essere un astronauta, avrei potuto costruire il mio razzo spaziale, se avessi voluto essere una rockstar, avrei potuto costruire la mia chitarra. In questo senso avevo intuito che non c’erano limiti e che non dovevo seguire per forza le istruzioni, ma semplicemente assecondare il mio istinto creativo.
Prima di iniziare a lavorare con i mattoncini Lego, hai provato altre forme d’arte come la pittura o il disegno?
Dopo essermi laureato in giurisprudenza, non avevo fiducia nella mia arte come un impiego a tempo pieno, quindi ho svolto la professione di avvocato. Mi sono trovato a fare fusioni e acquisizioni di aziende per uno studio legale a New York. Non è stato il lavoro più creativo che ho fatto, e non ha usato molto la mia immaginazione.
Dopo una lunga giornata in ufficio, molti colleghi avvocati andavano in palestra, altri andavano a prendere qualcosa da bere in modo da staccare con lo stress quotidiano. Io invece, per scaricare la tensione, ho capito che avevo bisogno di uno sbocco creativo. A volte dipingevo, a volte disegnavo, a volte scolpivo. In quest’ultima forma d’arte ho utilizzato materiali differenti ad esempio ho fatto una serie di sculture con le caramelle. Ma un giorno mi sono avventurato in una sfida del tutto nuova: creare una scultura con questo giocattolo, che fin dalla mia infanzia ho sempre apprezzato, ovvero i mattoncini Lego. Da subito mi sono sperimentato nel costruire oggetti dopo il lavoro e nei fine settimana. Costruire sculture è stato il mio modo di rilassarmi.
Alla fine il mio appartamento si è riempito da parete a parete con l’arte dei mattoncini. Ho creato una raccolta di sculture su un sito web come galleria virtuale: l’interesse suscitato dalle mie opere mi ha fruttato un contratto per creare opere d’arte. Il giorno in cui il mio sito web si è bloccato a causa dei troppi contatti, ho deciso di apportare un cambiamento nella mia vita. Ho lasciato il mio lavoro di avvocato per diventare un artista a tempo pieno. I miei colleghi sono stati abbastanza di supporto alla mia decisione nel lasciare ma forse anche un po ‘gelosi per la mia nuova vita.
Da un lato era qualcosa di spaventoso, ma anche completamente liberatorio: avevo il controllo del mio destino e la prima mattina che mi sono svegliato dopo aver lasciato lo studio legale è stato l’inizio di quella che si è rivelata un’avventura davvero elettrizzante.
Oggi dico che “il peggior giorno come artista è sempre meglio del miglior giorno come avvocato”.
Perché hai scelto Lego come forma di comunicazione artistica?
Ho deciso di diventare un artista che usa i mattoncini Lego perche credo sia un mezzo che rende l’arte molto accessibile a gran parte del pubblico. Le famiglie che non sono mai state in una galleria d’arte sono attratte dalle mie mostre per via di quella familiarità con il giocattolo. Grazie a questo possono connettersi con l’arte a un livello diverso perché hanno già utilizzato i Lego come gioco. In un certo senso possiamo dire che osserviamo una “democratizzazione” del mondo dell’arte: creare arte con questo mezzo apre le porte di questo universo ad un numero maggiore di persone.
Se qualcuno vede una statua di marmo, può apprezzarla in senso generale ma quando arriva a casa è improbabile che abbia una lastra di marmo da scolpire. Al contrario, quando i bambini vedono l’arte fatta di mattoncini Lego, possono essere ispirati ed andare a casa e creare con i propri mattoni la loro personale forma d’arte.
Qual è il messaggio dietro un piccolo mattone di plastica?
Possibilità illimitate.
Parlaci del tuo rapporto con l’arte moderna … Pensi che la gente la apprezzi o nell’era dei media è difficile inviare un messaggio artistico?
Oggi le persone preferiscono guardare una mostra in rete invece di guardarla direttamente e viverla nella sua essenza? C’è spazio per l’arte nella nostra società? Penso che la tua opinione sia molto interessante perché lavori dall’altra parte …
Penso che la gente apprezzi ancora l’arte. Le mie mostre sono fortunatamente state ben accolte e con molte persone che partecipano in ogni edizione. Durante il mio personale viaggio, ho imparato che l’arte non è facoltativa. Non è bello viverla in superficie ma è un vero “must”. Quando ero un avvocato, non ero felice, ma creare arte mi rendeva felice e alla fine ho cambiato la mia carriera per concentrarmi sul fare arte. Non sono l’unico a percepire un impatto positivo su me stesso esercitando la creatività. È stato dimostrato più volte che gli studenti hanno migliori risultati a scuola quando sono esposti all’arte.
I punteggi dei test sono più alti e le votazioni finali di laurea si ottengono maggiormente elevate quando l’arte fa parte del curriculum di studi. E inoltre il processo creativo è spesso utilizzato in molti tipi di terapia e di recupero. Creare arte ti rende più felice. Creare arte ti rende più intelligente. Creare arte ti rende più sano. Chiaramente, creare arte ti rende una persona migliore. Voglio ispirare le persone a fare arte, in modo da creare un mondo migliore. Elevato? Certo, lo so, ma perché no?
Cosa pensa la gente delle tue opere? Potresti raccontarci qualcosa di interessante sulla reazione delle persone di fronte ai tuoi lavori …
Ho una scultura intitolata “My Boy” che raffigura una figura umana adulta a grandezza naturale che tiene una figura umana più piccola accolta tra le sue braccia. Quando ho presentato dal vivo la scultura per la prima volta, una donna ha iniziato a piangere. Ha visto l’emozione della scultura.
Dopo di te, conosci qualcuno che usa Lego come te in tutto il mondo?
Penso che ci siano centinaia di milioni di bambini che usano Lego! E sì, ci sono sempre più artisti che mi contattano sull’utilizzo di Lego nelle loro opere d’arte. Penso che potremmo vedere l’inizio del movimento artistico basato sul famoso mattoncino.
Ho scritto che le tue statue sembrano arrotondate anche se i mattoni sono squadrati. È un elemento simbolico che hai trovato in Lego, intendo l’opportunità di creare linee arrotondate con mattoni affilati …
C’è qualcosa di sorprendente nei mattoncini Lego quando si usano per scolpire forme grandi perché da vicino lo spettatore guarda minuscoli rettangoli pieni di spigoli vivi e angoli retti. Ma poi, quando lo spettatore fa un passo indietro, tutti questi angoli si fondono e la forma della scultura viene visualizzata nel suo insieme. Gli angoli retti diventano curve, e invece di linee distinte, lo spettatore vede una figura umana. Quindi sì, c’è un elemento simbolico perché, come nella vita, è tutto basato sulla prospettiva.
Parliamo di Genova o Torino. Hai avuto l’opportunità di venire in Italia e vedere la mostra in queste città? Ti sei avvicinato alle città? Come stai con l’Europa in generale e l’Italia in particolare? Hai avuto delle reazioni originali sulle tue ultime esibizioni?
Sia Genova che Torino sono state delle meravigliose città da visitare grazie alla mostra “The art of the brick”. L’arte è stata accolta molto bene in entrambe le città. Mi piaceva l’idea di portare le mie opere d’arte in Europa ed in particolare in Italia. Le persone sono così meravigliose per l’accoglienza che mi hanno riservato.
Parlaci dei tuoi progetti per il futuro … stai ancora creando nuove opere? Il tuo lavoro di ricerca segue un modo specifico?
Attualmente sto lavorando a un progetto nuovo di zecca che spero di far debuttare entro la fine dell’anno. Non posso ancora rivelare troppo, però potete seguirmi @NathanSawaya su instagram se volete vedere le immagni e i video in anteprima…
Grazie devvero a Nathan Sawaya per la sua cortesia e disponibilità. Affascina il suo modo originale di comunicare la passione artistica ed il grande pensiero che sta dietro l’uso dei mattoncini colorati di plastica.
E lui, semplice ed immediato come quei mattoncini, è in grado di combinarli insieme dando vita a sculture dal forte impatto emotivo, così come fa con le parole che utlizza per esprimere il suo senso artistico. Una persona davvero profonda che parla di sé e del suo modo di vivere l’arte oggi con trasporto e piacere. Una scoperta davvero interessante ed arricchente per chi abbia la curiosità di approfondire queste tematiche. (foto di Nathan Sawaya)
Roberto Polleri
Quando un gioco diventa arte: Lego a Genova (The art of the brick)