Rischio caos oggi a Genova. Oltre alla Fiera di San Pietro, infatti, che si svolge alla Foce, ci sarà, in centro, il corteo organizzato da Genova Antifascista per ricordare il 30 giugno 1960.
Infatti, il 30 giugno 1960 avvennero i sanguinosi scontri in piazza De Ferrari, nella parte alta di via XX Settembre e poi nei caruggi, a seguito del corteo indetto dalla Camera del Lavoro e appoggiato dall’opposizione di sinistra per protestare contro la convocazione, a Genova, del sesto congresso del MSI che in precedenza aveva sostenuto il governo Tambroni (accusato di avere aperto alla destra).
Il concentramento è previsto alle 17 in piazza Alimonda, proprio nei pressi della sede di CasaPound Genova, non si conosce ancora nei dettagli il percorso, ma si suppone, essendo la destinazione, in piazza De Ferrari, che il corteo da piazza Alimonda passi a Tommaseo, corso Buenos Aires, Brignole, via XX Settembre, per terminare in piazza De Ferrari con un concerto.
Sulla pagina di Genova Antifascista si legge: “30 Giugno 2019 Per un antifascismo di lotta, di classe, di massa, riprendiamo gli insegnamenti del 30 Giugno 1960! Il 30 giugno 1960 capitò qualcosa che unì la parte più sana della popolazione: la rivolta contro il congresso fascista a Genova e contro il Governo Tambroni sostenuto dal MSI.
Allora capimmo da che parte schierarci e a difesa di quali valori fondamentali. La memoria di quanto successe allora ci serva da esempio anche per l’oggi.
Perché in tutta Italia, come anche a Genova, sono aumentate le provocazioni, le aggressioni, fino all’omicidio, da parte di neofascisti, razzisti omofobi e xenofobi. Perché si rafforzano le organizzazioni politiche populiste e nazionaliste, che occupano il potere di Governi e Giunte e forniscono agibilità agli squadristi.
A Genova le giunte di Toti e di Bucci, infatti, hanno legittimato, difeso e/o patrocinato gli atti dei fascisti, si chiamino CasaPound, ForzaNuova o Lealtà&Azione.
Nel frattempo la repressione viene usata per colpire chi si oppone alla crescita dei fascismi…
Denunce, licenziamenti, multe, processi, daspo urbani, fogli di via sono i principali strumenti usati sino ad ora e minacciano di peggiorare se venisse approvato il Decreto Sicurezza Bis che prevede pene detentive fino a 4 anni di carcere per chi durante manifestazioni pubbliche lanci o possegga oggetti come bastoni, fumogeni e petardi…
Per questo facciamo appello a una mobilitazione unitaria e plurale, in cui tutte le anime dell’antifascismo possano esprimersi nel rispetto reciproco e delle varie differenze. Per un movimento antifascista che promuova il fronte unico di massa e di classe, per colpire uniti la minaccia neo-fascista e le politiche portate avanti dai mandanti politici degli squadristi: banchieri, padroni, speculatori e partiti di governo. Per un antifascismo di lotta, di classe, di massa, riprendiamo gli insegnamenti del 30 Giugno 1960!”