Nel periodo gennaio/luglio 2019, sulla base dell’attività istruttoria svolta dalla Divisione Anticrimine – sezione Reati Persecutori, il Questore di Genova ha emesso ben 14 provvedimenti di Ammonimento (di cui 7 solo nel mese di luglio), nell’intento di contrastare tempestivamente condotte di violenza domestica, prima che intervenga denuncia da parte della vittima. Da sottolineare che nel medesimo periodo dell’anno precedente (gennaio/luglio 2018) erano stati emessi 7 provvedimenti (sono quindi raddoppiati).
L’allarmante aggravarsi del fenomeno della violenza domestica, infatti, trova una rapida ed efficace risposta nell’adozione, da parte del Questore, di tale misura di prevenzione introdotta dalla “legge contro il femminicidio” (Legge 119/2013) che si affianca al tradizionale strumento dell’Ammonimento per atti persecutori.
Nel campo della violenza in famiglia, ove le condotte di maltrattamento restano il più delle volte celate dietro le spesse mura domestiche, è essenziale che il monito dell’Autorità di Pubblica Sicurezza intervenga in un’ottica di prevenzione di più gravi conseguenze per l’incolumità delle vittime e dunque anche a prescindere dall’esplicita richiesta di aiuto delle stesse.
Un aspetto assolutamente significativo di questo ammonimento – che lo distingue da quello per atti persecutori di cui all’articolo 8 del D.L. 11/2009, – è che non è necessaria una richiesta della vittima per attivare il procedimento: il Questore, infatti, a seguito di una segnalazione pervenuta in forma non anonima, procede di iniziativa all’attivazione del procedimento amministrativo, prestando particolare attenzione ai possibili “sintomi” di un più ampio quadro di violenze domestiche: è essenziale che il suo intervento dissuasivo anticipi la tutela delle vittime
Questa anticipazione di tutela avviene, sia mettendo a fuoco gli episodi di aggressione fisica e verbale, i cosiddetti “reati sentinella”, sia attraverso l’analisi quotidiana dei resoconti delle Forze di Polizia svolta dalla Divisione Anticrimine che, nel caso dei reati di genere, si concretizza nella ricerca attraverso le banche dati interforze di pregressi episodi specifici di violenza e nella valutazione dell’evoluzione del fenomeno.
Se il “sintomo sentinella” richiesto è un fatto attuale che possa essere riconducibile ai reati di percosse e/o lesioni lievissime, nella forma consumata o tentata, è però necessaria anche un’attenta e costante valutazione di reati o di altri eventi che possono rappresentare il sintomo di situazioni a rischio.
Va subito chiarito che, per violenza domestica si intendono “uno o più atti, gravi ovvero non episodici, di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano all’interno della famiglia o del nucleo familiare o tra persone legate, attualmente o in passato, da un vincolo di matrimonio o da una relazione affettiva, indipendentemente dal fatto che l’autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima.
Particolare attenzione è posta alla presenza, nell’ambiente familiare, di minori (cosiddetta violenza assistita), soprattutto in considerazione della necessità di proteggere la fragilità dei bambini, che spesso sono essi stessi vittime, o anche semplici spettatori della violenza domestica.
Da un’analisi degli ammonimenti adottati nell’ultimo anno dal Questore di Genova, si evidenzia come l’insidioso e subdolo fenomeno della violenza domestica colpisca indistintamente donne di tutte le età, nazionalità e cultura, come si rileva negli esempi sotto riportati, tutti avvenuti nell’ultimo periodo:
Italiano di 47 anni, tossicodipendente, durante l’ennesima lite con l’anziana madre convivente 78 anni, scaturita dal rifiuto di assecondare la richiesta di denaro del figlio, dapprima la afferra per il collo e successivamente le aizza contro il proprio cane di razza pitbull che le ferisce entrambe le braccia. Recatasi in ospedale per le cure del caso viene dimessa con giorni 15 di prognosi.
Italiano di 67 anni, a seguito di un diverbio per futili motivi colpisce la moglie 78enne con calci e pugni alla testa, proseguendo la brutale aggressione anche quando la vittima si trova riversa sul pavimento in collegamento telefonico con il numero di emergenza 112 cui si era rivolta per chiedere aiuto.
Ucraino di 52 anni, in stato di ebrezza alcolica, colpisce la moglie di anni 46, anch’ella di nazionalità ucraina, con svariati schiaffi al volto e alla testa. La violenza, che viene perpetrata alla presenza del figlio di 9 anni, viene interrotta solo dalla fuga della vittima, che si rifugia con il bambino dai vicini di casa che le prestano i primi soccorsi.
Italiano 31enne, durante una lite per futili motivi, afferra la compagna 30enne, di nazionalità rumena, al collo ed in seguito le copre il volto tentando di soffocarla. La donna ha raccontato poi agli operatori intervenuti di essere stata vittima nel corso degli anni di innumerevoli aggressioni da parte del convivente, sempre alla presenza della figlia di tre anni, consistenti in violente spinte e pugni al volto, fatti per i quali non si era mai rivolta ad alcuna struttura sanitaria ne’ alle forze dell’ordine.
Uscire da situazioni di violenza è molto complesso per la vittima, anche perché gran parte delle sue energie sono impiegate nel tentativo di far fronte all’emergenza quotidiana. E’ importantissimo, quindi, che chi ha notizia o percezione di maltrattamenti nell’ambito delle proprie conoscenze o all’interno del proprio condominio non rimanga uno spettatore passivo ma informi le Forze dell’Ordine.