La odierna generazione wireless insegue la velocità, venera la fretta.
Anche se questa velocità e questa fretta sono fisiologicamente estranee alla natura dell’essere umano, come lo sono 78 giri per ascoltare un disco a 33.
Nella epocale dicotomia tra staticità e dinamismo, non è anomalo che oggidì nascano, da un lato, eserciti di fans della “performance a tutti i costi”, dall’altro, focolai civici di protesta nei confronti di tale produzione tecno-nevrotica e di certi suoi paventati effetti.
D’altro canto, la resa di ogni nuovo prodotto tecno-logico viene sempre reclamizzata con una accelerazione diretta a tutto vantaggio del consumatore: come un dono utile per risparmiare tempo e migliorare la vita quotidiana.
Il progresso assume ormai questa connotazione: una inarrestabile accelerazione del mondo ed una progressiva economizzazione di tempo.
Tuttavia, in forza di tal presupposto, c’è da chiedersi: a che pro continuare ad accelerare? A che pro continuare a risparmiare tempo? Visto che, nell’aumentare la forbice tra “prima” ed “adesso”, tale accelerazione e tale risparmio di tempo paiono non sortire un esito pacificante per l’essere umano?
La questione generale inesorabilmente si sposta dalla “quantità” alla “qualità” del tempo.
In soldoni, la “quarta rivoluzione industriale”, nel rendere possibile l’impossibile, pare tuttavia non possibilizzare un’esistenza di “qualità”.
Ad esempio, la recentissima rivoluzione della comunicazione di rete (il cosiddetto “5G”), proposta mediaticamente e commercialmente con aspettative miracolistiche, secondo alcune associazioni di consumatori, pare non sia stata adeguatamente monitorata in termini di eventuale rischio “salute”, in relazione alle alte radiofrequenze che la supportano.
Superata d’un balzo l’eventualità che ogni evocazione di rischio della salute sia attribuita ad ignoranza o nevrosi, accolliamoci serenamente tale “rischio”, purché si riesca a sciogliere definitivamente il dilemma.
E’ giusto, d’altronde, pretendere che, se i canali mediatici sono un ideale veicolo per promuovere e vendere un prodotto, lo debbono anche essere, a maggior ragione, per informare la pubblica opinione degli effetti, positivi e negativi, di ogni nuova invenzione del progresso tecnologico.
In coerente sintesi, l’odierna aspirazione alla velocità non può non trovare il tempo di fornire notizie al cittadino-consumatore su ciò che lo riguarderà.
Massimiliano Barbin Bertorelli