Accoglienza e rimpatri: ecco il duplice volto dell’ufficio Immigrazione di Imperia
Una donna di 30 anni, cacciata dalla famiglia in Algeria perché considerata “impura”, dopo aver lasciato il marito violento ha trovato rifugio in Italia, a Imperia.
Dopo un lungo viaggio, nel corso del quale è stata stuprata e messa incinta da un profugo connazionale, ha partorito una bambina che oggi ha circa un anno.
La terribile storia è venuta fuori anche perché la giovane straniera nei giorni scorsi si è presentata alla questura di Imperia con una neonata al seguito. Aveva un appuntamento all’ufficio Immigrazione per formalizzare la richiesta di protezione internazionale.
Gli agenti affiancati da un interprete e da un operatore EASO (European Asylum Support Office, l’agenzia europea di sostegno per l’asilo) hanno accolto la donna, che ha iniziato così a raccontare la sua storia.
Ai poliziotti e alle poliziotte, la 30enne algerina ha raccontato di essere stata data in sposa, ancora minorenne, a un uomo che si era rivelato violento e possessivo e dalla loro relazione era nata una bambina.
Dopo anni di soprusi e maltrattamenti, la donna aveva lasciato l’uomo. Per tale decisione, inaccettabile nella cultura del Paese musulmano, è stata ritenuta una “impura” dalla famiglia e quindi è stata “cacciata via con disonore”.
Costretta a lasciare la figlia di 9 anni, la 30enne è stata imbarcata su un aereo per la Turchia, da dove, sola e senza soldi, ha intrapreso un viaggio che l’ha portata ad attraversare numerosi Paesi e a vivere alcune esperienze traumatiche.
Dalla Grecia all’Albania, Montenegro, Croazia, Slovenia, Italia, Svizzera, Germania, Olanda, Francia e di nuovo Italia, infine, al Campo Roya di Ventimiglia.
Uno degli episodi più traumatici si è consumato l’anno scorso in Grecia all’interno di un campo profughi. Sempre secondo quanto riferito dalla donna, due connazionali, anche loro profughi, l’hanno aggredita abusando sessualmente di lei.
A seguito dello stupro è nata la bambina, che la donna ritiene ora la sua “unica ragione di vita”.
Giunta successivamente al Campo Roya, l’algerina è stata messa in contatto con l’ufficio Immigrazione della questura imperiese, dove è stata attivata la procedura per la richiesta di protezione internazionale e quella per l’individuazione di una struttura di accoglienza idonea ad ospitare mamma e figlia.
“Questa – hanno spiegato i responsabili della questura di Imperia – è solo una delle tante storie drammatiche che sistematicamente vengono assunte dal personale specializzato dell’ufficio Immigrazione che, per far fronte all’alto numero di richieste nella nostra provincia, negli ultimi anni si è dovuto rimodulare ed organizzare in maniera adeguata, considerando che la ricezione e l’intervista dei richiedenti protezione internazionale è solo una delle attività svolte.
Per la formalizzazione delle istanze l’ufficio ha programmato 2 appuntamenti fissi a settimana dedicati agli ospiti del Campo Roja, oltre a quelli quotidianamente riservati a tutti gli altri richiedenti. Preposto a ricevere tali richieste vi è sempre un poliziotto supportato da un operatore EASO, oltre a 4 mediatori culturali che intervengono per la traduzione dall’inglese, francese, spagnolo, arabo e altre lingue straniere.
Da gennaio ad oggi le richieste di protezione internazionale pervenute in Questura e riferite a tutta la provincia sono state 320 (di cui il 50-60% provengono dal Campo Roja). Il lavoro dei poliziotti richiede da un lato una efficiente programmazione e gestione delle richieste, dall’altra un’attenzione e sensibilità particolari al momento dell’incontro con persone estremamente vulnerabili.
Il personale addetto agli sportelli si occupa anche dei titoli di ingresso e soggiorno che legittimano sul nostro territorio gli stranieri comunitari ed extra comunitari. Pure in questo settore i numeri sono elevati, oltre 5300 permessi di soggiorno tra primo rilascio, rinnovo, aggiornamenti e duplicati.
Se da un lato vi è un’attività di supporto e di accoglienza, dall’altro il personale è quotidianamente impegnato in quella che è una prerogativa precipua della polizia e che si sostanzia nel controllo della regolarità degli stranieri sul territorio e, quindi, nell’individuazione e successiva verifica anagrafica e documentale dei soggetti rintracciati.
Tale attività vede la necessaria collaborazione degli uffici operativi della Polizia di Stato, primi tra tutti l’ufficio Prevenzione generale e quello del Settore di Polizia di frontiera.
L’azione di monitoraggio ha ragion d’essere ed ottiene piena efficacia nella misura in cui sia seguita da un’effettiva attività di rimpatrio di coloro che non hanno titolo all’ingresso o alla permanenza nel nostro Paese. L’espulsione non solo è rivolta agli irregolari, ma tra questi, in particolare, a chi annovera condanne o precedenti di polizia e a chi è da considerarsi soggetto ‘destabilizzante’ per l’ordine e la sicurezza pubblica.
Negli ultimi 2 anni la questura di Imperia figura tra le prime venti in Italia, per numero di provvedimenti emessi, rimpatri e accompagnamenti nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (in attesa quindi di acquisire i validi documenti per l’espatrio).
Da gennaio ad oggi sono stati eseguiti 42 rimpatri con accompagnamento alla frontiera, per lo più soggetti già detenuti e/o pregiudicati, la maggioranza dei quali extra comunitari. Tra questi, vi erano 5 soggetti monitorati per rischio radicalizzazione in quanto sospettati di aderire all’ideologia dell’Islam fondamentalista.
Inoltre, sono stati effettuati 19 accompagnamenti nei CPR ed emessi 116 provvedimenti di espulsione”.