La decisione del Comune di Chiavari di introdurre, in via sperimentale, le biciclette in via Vittorio Veneto pare l’ennesimo pasticcio privo di alcun senso
L’ennesima scelta pasticciata e senza uno straccio di visione programmatica
(r.p.l.) Non è un paese per ciclisti o non è un paese per pedoni?
Certamente, mentre si cerca una risposta a questo dilemma, un concetto è chiaro a tutti: che non può essere un paese per ciclisti e pedoni contemporaneamente.
Così la decisione, da parte del Comune di Chiavari, di introdurre – in via sperimentale – le biciclette in via Vittorio Veneto pare l’ennesimo pasticcio privo di alcun senso.
Ma perché cambiare abitudini che sono tali da anni, come lo spingere a mano il proprio mezzo a pedali in questa strada e nella vicina via Martiri della Liberazione? Perché creare, a tutti i costi, una situazione di confusione e pericolosità che diventa poi difficile da gestire?
Entrare nella testa degli attuali amministratori di Palazzo Bianco è spesso un esercizio assai difficile. Tant’è, la direzione pare ormai presa. Quando si concluderanno i lavori che interessano corso Dante e piazza Roma, che hanno creato enormi disagi, si avvierà questa fase ‘sperimentale’, che prevede una convivenza tra ciclisti e pedoni. Convivenza che forzata è dire poco.
Ma come si può pensare che chi viaggia sulle due ruote possa condividere lo stesso spazio con chi cammina a piedi? Evidentemente, viene da pensare, chi amministra oggi la città di Chiavari o ha girato poco il mondo, o non l’ha girato affatto. Ovunque, dalle principali città europee a quelle più piccole, gli spazi destinati ai ciclisti sono ben delimitati e sempre nettamente divisi da quelli per i pedoni. Proprio per evitare scontri o situazioni spiacevoli, nell’uno e nell’altro senso.
Non tutti i ciclisti, infatti, proseguono a passo d’uomo. Ci sono anche quelli che, una volta in sella al proprio mezzo, viaggiano a velocità piuttosto sostenuta, non rispettano la segnaletica stradale, non si fermano ai semafori, eccetera. Il ciclista medio, insomma, è un ‘anarchico’ per eccellenza, rispetto al codice della strada. E, per giunta, molto spesso porta auricolari: come si può star tranquilli che nessun pedone verrà centrato, in questo quadro così caotico? E vogliamo parlare di tutte le persone che frequentano le aree pedonali con i passeggini o con gli animali?
No, biciclette e pedoni insieme, nello stesso spazio, non hanno proprio senso. L’assessore alla Viabilità del Comune di Chiavari, Giuseppe Corticelli, ribadisce: “Puntiamo sulla mobilità sostenibile, così come previsto dalla Città Metropolitana. L’apertura di via Vittorio Veneto ai ciclisti consentirà loro, se pedalano verso Ponente, di arrivare in piazza Matteotti, via Rivarola, piazza Mazzini, via Remolari e, da via Dallorso, inserirsi in via delle Vecchie mura e via Raggio, dove è al vaglio la possibilità di creare una zona a traffico limitato”.
A rinforzare la posizione del Comune, anche il comandante della Polizia Municipale, Federico Luigi Defranchi Bisso: “Purtroppo, negli anni, si è verificato il decesso di diversi ciclisti, costretti a pedalare tra le auto. Una delle zone più critiche era via Santa Chiara: la cancellazione di posteggi lungo un lato della strada ha messo in sicurezza le biciclette”.
La sperimentazione porterà i frutti sperati o creerà solamente ulteriori problemi? Intanto la città, proprio come in occasione della bottiglietta per pulire la pipì dei cani (ma sarebbe meglio dire spargere) o come in occasione del nuovo regolamento comunale per la tutela degli animali domestici, è divisa, tra chi è a favore delle bici in caruggio e chi è decisamente contrario.
Il tutto mentre il progetto della pista ciclabile dal lungo Entella sino alla stazione ferroviaria, il cosiddetto ‘Le Vie dell’Acqua’, che è in piedi da più di cinque anni senza esser mai effettivamente partito, ha subito un altro stop. Sembra una barzelletta, ma è esattamente così. La seduta pubblica per l’apertura della documentazione è stata rinviata a lunedì 28 ottobre.
E intanto manca a Chiavari, ormai da decenni, un piano generale del traffico. L’attuale amministrazione non ha neppure mai preso in considerazione il problema. Che cosa fare con le aree pedonali? Con piazza Matteotti? Con le aree a cintura? E del prolungamento di viale Kasman, che si dice?
Eppure la redazione di un Pums, ovvero un Piano Urbano di Mobilità Sostenibile, è ormai un’esigenza imprescindibile. Palazzo Bianco se ne sta occupando? E come? Sarebbe bello che le soluzioni ‘a spot’, tipo le biciclette in via Veneto, l’inversione di sensi di marcia o le pedonalizzazioni a tempo, venissero inserite all’interno di un disegno complessivo, di una visione generale.
Come immaginiamo la città del futuro? Che cosa vogliamo farne? È possibile renderla completamente pedonale? È possibile implementare l’utilizzo delle biciclette attraverso la creazione di posti dedicati? Ecco, sarebbe utile, e anche più rispettoso dei cittadini, lavorare con una visione a lungo termine.
Altrimenti, il senso di certe scelte, al netto dell’evidente pericolosità, resterà sempre incomprensibile ai più.