Giovedi sera 17 ottobre: è la data della prima genovese di uno spettacolo che merita un unico aggettivo: splendido, semplicemente.
Una gara di ballo fra giovani coppie, corpi freschi e pronti al confronto. Pronti a cimentarsi all’inseguimento della vittoria: è il premio in denaro che attrae, o meglio, la visibilità che la celebrità, anche se breve, può offrire.
Al centro della scena un inquietante cartellone a cifre mobili: mentre a destra il numero delle ore di ballo aumenta, a sinistra il numero delle coppie diminuisce per le eliminazioni. Sul dorso dei ballerini il numero per l’identificazione delle coppie, grosso e rotondo, fa pensare fin da subito al marchio del bestiame.
A destra un’orchestrina live accompagna, allegra ed instancabile: così come lo è l’implacabile organizzatore Joe, che incita e controlla e invita, come “da regolamento”, a troppo brevi pause per vitto e riposo, quasi un incubo che pesa sulla psiche confusa dei giovani danzatori.
Ballano e ancora ballano, giorno e notte, entusiasti e disperati, all’inseguimento della propria illusione o sogno che sia, sotto la spinta ricattatoria di Joe, ormai senza la capacità o l’occasione di riflettere, di capire l’assurdità di quel gioco vorticoso e crudele che non cerca di far vincere il più bravo ma il più resistente.
Persino la giovane donna incinta, incurante della propria salute e di quella del bambino, lotta fino all’ultimo per non essere eliminata: non la comprensione umana ma la paura di una denuncia a seguito di un esposto di sedicenti “madri virtuose” (derise con piccineria da Joe ma in pectore temute dallo stesso) costringerà lo spregiudicato coordinatore a farla uscire dalla competizione.
Il pubblico vuole lo spettacolo, gli sponsor devono guadagnare, l’organizzatore deve avere la sua percentuale. Tutti si aspettano che accada qualcosa di insolito, non importa se cruento, purchè renda la giornata memorabile, raccontabile: perciò devono essere tanti, tanti e pompati a dovere, qualcosa succederà.
Non mancano, tra questo pazzo rutilare di corpi e di menti, sani guizzi di consapevolezza: quella di Gloria, la concorrente che si interroga sulla propria condizione di eterna scartata, che alla fine, neppure tanto scontenta, rinuncia a proseguire. Lo stesso Joe, il coordinatore aguzzino, si dichiara ben conscio della crudeltà del gioco di cui è complice, che giustifica con le necessità della propria sopravvivenza, del proprio “lavoro”.
Un gioco attuale, un “talent”, o solo una rappresentazione spinta all’eccesso della maratona del vivere o sopravvivere? Forse l’uno e l’altra. Che fatica arrivare fino alla morte, disse qualcuno: agli spettatori l’ardua sentenza.
Buona la prova di Giuseppe Zeno, ottima l’interpretazione e la tecnica dei giovani artisti che si mostrano professionisti a tutto tondo nel ballare, cantare, recitare.
La versione teatrale è tratta da un romanzo scritto nel 1935 da Horace McCoy, tradotto poi in un film nel 1969 di Sidney Pollack, dai quali trae origine il famosissimo titolo.
La regia di Giancarlo Fares attualizza lo stile musicale swing, che diventa elettroswing, con coloriture jazzistiche del compositore Piji, noto nel popjazz italiano.
L’orchestrina che accompagna i danzatori sul palco suona dal vivo. Coreografo Manuel Micheli, conosciuto per il programma Rai “Ballando con le stelle”.
Lo spettacolo, della durata di due ore circa, resta al Teatro della Corte ancora sabato 19 ore 20,30 e domenica 20 ottobre ore 16.
Per la descritta validità artistica e davvero catartica se ne auspica un rapido ritorno sulla scena ligure.
Elisa Prato