“Il voto in Umbria è un fatto con cui bisogna fare i conti nel modo più laico possibile e merita una riflessione che, mi auguro, non sia solo la solita occasione per qualche polemica politica di corto respiro o peggio per fughe in avanti (o indietro) del tutto scomposte”.
Lo ha dichiarato oggi su fb il capogruppo regionale Giovanni Lunardon (Pd) dopo che stamane il senatore ligure Matteo Mantero (M5S) ha sostanzialmente detto “no” a future alleanze regionali col Pd per la batosta elettorale subìta in Umbria.
In Liguria, lo ricordiamo, si voterà a primavera 2020.
Batosta Umbria per Pd-M5S, Mantero: fine a idea di alleanze regionali future
“Il primo elemento di riflessione – ha spiegato Lunardon – è che è stato sbagliato attribuirvi un significato generale. Certo era il primo luogo in cui sotto la specie del Patto Civico si assisteva all’alleanza tra noi e i 5 stelle, elemento fortemente simbolico.
Tuttavia, era probabilmente il luogo peggiore dove verificare la consistenza di un simile progetto.
Per i nostri guai giudiziari, per come è finita l’esperienza Marini, per una lunga stagione di governo che come sempre logora chi ne è il rappresentante più autorevole, per il fatto che li i 5 Stelle erano all’opposizione di tutto questo.
Il secondo elemento riguarda il che fare ora. Si abbandona la strategia tesa a ricercare intese con i 5 stelle nelle Regioni? Io credo che sarebbe un grave errore.
Non solo perché perdere nei territori significherebbe mettere in crisi il governo nazionale su cui abbiamo deciso praticamente tutti (Renzi e 5 Stelle compresi) di scommettere fino alla fine della presente legislatura nazionale, ma perché costruire alleanze con i 5 Stelle (a patto, come dirò tra poco, di condividere un vero progetto politico) significa rendere del tutto contendibili rispetto al centrodestra Regioni come la Liguria.
Ovviamente per fare un matrimonio bisogna essere in due.
Le elezioni in Umbria ci insegnano una cosa molto chiara: non si può vincere semplicemente enunciando uno schema politico e poi calandolo dall’alto e sperando per questa via che gli elettori seguano.
Se si vuole praticare quello schema e prima ancora verificarne l’effettiva fattibilità non ci sono scorciatoie: bisogna radicarlo e adeguarlo ai territori e subordinarlo alla condivisione di un nuovo progetto politico.
Tutto questo presuppone sia a Roma, sia a Genova l’individuazione di obiettivi concreti ed esigibili che diano tono e sostanza alla nuova alleanza: obiettivi amministrativi e anche obiettivi politici non solo di corto respiro su tutti i principali dossier dalla sanità ai trasporti, dal modello di sviluppo al welfare, capitolo infrastrutture incluso.
Con un segno forte: per l’ambiente e contro le disuguaglianze sociali. Siamo pronti a farlo? È’ la vera sfida. Operazioni basate solo sull’aritmetica non funzionano.
Se invece si decide che con il PD mai, allora siamo in un altro versante: non si capisce perché dovremmo rimanere al governo fino al 2023. A quel punto meglio le elezioni.
Ultima annotazione. Come si intuisce, aprire ora la discussione sul candidato Presidente è semplicemente demenziale.
Manca ancora l’intesa nel centrosinistra (oggi siamo al primo incontro), non sappiamo se ci sarà o meno un accordo con i 5 Stelle e non c’è ancora il progetto di governo, peraltro nuovo, che dovrebbe essere alla base di tutto questo.
Piantiamola lì. Dedichiamoci alle cose serie: a costruire questo percorso, a renderlo veramente coinvolgente e a individuare i lineamenti di un programma che guardi al futuro.
La scelta sul chi guiderà la nuova alleanza avverrà a valle di tutto questo. Se no rischiamo solo di riempire di candidati bruciati il cesto della vanità di qualcuno di noi. Non è giusto neppure per chi è stato tirato in ballo in questi giorni. Tutte persone di valore. Ed evitiamo inutili forzature. Nel passato non hanno portato fortuna. Ci vuole pazienza e ancora molto lavoro di gomiti”.