“Ieri abbiamo inviato una lettera aperta alle mamme di Cornigliano-Genova. Dopo Firenze, attendiamo la solidarietà di quelle donne che, con la loro ventennale lotta, hanno aperto la strada per la chiusura della produzione assassina nel capoluogo ligure”.
Lo hanno riferito oggi su fb i genitori tarantini dell’associazione Ets.
“Care mamme, care combattenti,
Per trent’anni, senza mollare neppure per un giorno, avete lottato per la salute dei vostri figli, dei vostri cari, dei lavoratori dell’impianto siderurgico di Genova.
Dal 1985, stanche di ritrovare nei vostri piatti la polvere di minerale, avete lottato per la salute, per l’ambiente, per la giustizia, fino ad ottenere la vostra vittoria.
Sapevate di essere nel giusto e, tuttavia, in voi stesse vi era la certezza che raggiungere il risultato sarebbe stato tremendamente difficile.
I dati sanitari, del resto, vi davano ragione e la Magistratura ligure già si stava muovendo attivamente su questa linea.
Poi, come un miracolo, le Istituzioni nazionali, regionali e locali, il proprietario dell’acciaieria, i sindacati, gli industriali, gli ordini professionali e le associazioni di categoria si sono seduti ad un tavolo per concertare un piano che tutelasse salute, ambiente e occupazione.
L’accordo di programma per l’industria siderurgica di Genova, probabilmente spinto anche dalla vostra incessante lotta, ha portato, a distanza di vent’anni dalle vostre prime manifestazioni, alla chiusura della principale fonte di altissimo inquinamento della vostra città: l’impianto di produzione a caldo.
Da Taranto, vogliamo dirvi che siamo orgogliosi della vostra caparbietà e della vostra unità.
Tuttavia, vi scriviamo anche per ricordarvi che quell’accordo di programma, sottoscritto da tutte le parti contraenti, consentì che l’area a caldo chiusa a Genova trovasse nuova residenza proprio nella più grande acciaieria d’Europa, quella di Taranto.
Qui, i dati sanitari che attestano percentuali di malattie e morte, certificate dagli esperti e dai ricercatori, sono di gran lunga superiori a quelle che voi dovevate sopportare, a Genova.
Qui, malattie e mortalità nei bambini raggiungono percentuali insopportabili. Qui, le malattie iniziate in gravidanza raggiungono il 45% in più della media regionale; qui, l’eccesso di mortalità entro il primo anno di vita è superiore del 20% rispetto alla media regionale; qui, l’incidenza tumorale nella fascia di età compresa tra 0 e 14 anni è del 54% in più, mentre la mortalità infantile raggiunge un +21%, sempre rispetto alla media.
Nei bambini che vivono nei quartieri vicini al siderurgico si riscontra un deficit cognitivo di 10 punti rispetto ai loro coetanei di altri quartieri della città.
Qui, la diossina viene somministrata ai piccoli già attraverso l’allattamento al seno. Qui, quando il vento proviene da nord-ovest, i bambini non possono andare a scuola, le finestre delle abitazioni del quartiere più prossimo all’acciaieria devono restare chiuse, e i cardiopatici, chi ha problemi respiratori e gli ultrasessantacinquenni devono restare chiusi in casa.
Qui, a Taranto, vengono negati quei diritti riconosciuti dalla Costituzione italiana per una semplicissima ragione: quella area di produzione che a Genova è stata chiusa per sempre perché altamente nociva per la salute pubblica, a Taranto è stata raddoppiata e definita “strategica per la nazione”.
ensate, mamme: a Taranto non è strategica la salute di cittadini e ambiente, ma l’economia, anche se nettamente in contrasto con la Giustizia e i dettami della Costituzione italiana.
Qui, a fronte dell’emergenza sanitaria, la magistratura tarantina emise, nel 2012 un’ordinanza di sequestro senza facoltà d’uso degli impianti dell’area a caldo.
Da quel momento, in sette anni, 13 decreti legge, disposti dai governi che si sono succeduti, hanno permesso all’industria la continuità produttiva, scavalcando di fatto la Giustizia. Decreti legge anticostituzionali, vorremmo aggiungere.
Nel febbraio del 2016, dopo averli fatti affiggere a Taranto e a Bari, come associazione Genitori tarantini, facemmo affiggere un manifesto di sei metri per tre che presentava un’immagine notturna delle emissioni dell’Ilva sulla nostra città e una semplice scritta: ‘Anche i bambini di Taranto vogliono vivere’.
In un articolo dell’Ansa, dedicato proprio a quell’affissione, veniva riportata una frase di una mamma di Cornigliano che, parlando di Taranto, disse: ‘Lotteremo con Taranto. Le sofferenze che stanno vivendo i bambini di Taranto mi fanno soffrire come se fossero i nostri bambini. Continuo a lottare per vedere riconosciuta la loro dignità. Noi siamo pronte a lottare al loro fianco’.
Quel manifesto, nella vostra città, venne strappato solo due giorni dopo l’affissione, lasciando in tutti noi una ferita che ancora brucia.
Mamme di Cornigliano, vi chiediamo di parlare ai vostri compagni, soprattutto a quelli che lavorano in acciaieria e temono, per quelle che sono le dichiarazioni dei sindacalisti liguri, ripercussioni a livello locale dalla chiusura dell’area a caldo di Taranto.
Ricordate loro che ‘ogni uomo è padre di tutti i bambini e ogni bambino è figlio di tutti gli uomini’ (John Steinbeck, Che splendida ardi). Questa è una frase che noi utilizziamo sempre perché i bambini di Taranto, al pari dei bambini di tutto il mondo, sono figli di tutti gli uomini. Compresi quelli di Genova.
Attendiamo un vostro riscontro. Grazie”.