«Se penso alla Sampdoria, la prima cosa che mi viene in mente è la maglia: meravigliosa, come meravigliosi sono stati i miei tre anni a Genova da allenatore blucerchiato. Sono stato un sampdoriano sfegatato, la Samp me la sento addosso». Sono passati più di 35 anni ma Renzo Ulivieri non può dimenticare.
Gioia. Chiamato dal presidente Paolo Mantovani dopo le prime cinque giornate del campionato cadetto 1981/82, ci riportò in Serie A al termine di una cavalcata non proprio agevole. «Dopo la sconfitta di Varese sembrava tutto perso, invece ottenemmo la promozione alla penultima in casa con il Rimini – ricorda al media ufficiale -. Fu una grande gioia e poi la festa della gente: restai in disparte per le strade della città a godermi lo spettacolo».
Carezza. «Anche l’ultima volta che tornai al “Ferraris” da avversario fu un’emozione grandissima – rivela Renzaccio -, allenavo la Reggina e fui espulso. La mia uscita dal campo fu accompagnata da un lungo applauso di tutto lo stadio: quella carezza dei tifosi la porterò sempre con me perché fu qualcosa di spontaneo, genuino, come il rapporto che si era instaurato tra me e loro».