Master of Food per valorizzare la cultura gastronomica facendo leva sull’esempio dell’eccellenza italiana
Un programma di eventi e degustazioni dei migliori esempi del made in Italy per riflettere sull’importanza e il significato di utilizzare materie prime sostenibili
Sta per concludersi il progetto lanciato nel corso dell’estate 2019 da Slow Food Great China in collaborazione con Ice-Agenzia e l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche: un ciclo di corsi ospitati nei più importanti centri di formazione professionale e istituti di specializzazione nel settore alimentare in Cina utilizzando il modello dei Master of Food, che Slow Food ha creato circa 30 anni fa e con i quali ha formato migliaia di persone sui temi dell’enogastronomia buona, pulita e giusta.
Il progetto ha visto un interesse altissimo da parte del pubblico cinese e ha dimostrato, ancora una volta, quanto la Cina sia sempre più aperta a condividere il meglio dell’esperienza occidentale. Un esempio di dati registrati: oltre un milione e trecentomila persone coinvolte su WeChat (la famosa app cinese di messaggistica ed e-commerce) ventinove milioni di follower su Weibo Food (uno tra i principali siti di microblogging cinese) e oltre cinquanta milioni di visualizzazioni su Yizhibo (un’app di livestreaming).
I sei Master of Food si sono concentrati su:
– La pasta fresca
– La pizza, dalle origini napoletane alle nuove tendenze
– L’olio extravergine di oliva
– La cucina regionale siciliana
– La cucina regionale laziale
– La cucina regionale trentina
Inoltre si è svolta una scuola di cucina rivolta a studenti e cuochi professionisti della durata di quattro giorni.
«Per la prima volta gli studenti del Paramitta Institute of Culinary & Hospitality (PICH) di Shanghai hanno esplorato la cucina italiana guidati dalle mani di chef italiani» – afferma ilcuoco Sebastian Sun. «Grazie a Slow Food i corsi hanno aperto le porte ai futuri cuochi cinesi per comprendere a fondo gli elementi portanti della gastronomia italiana. La cucina italiana, simile per molti aspetti a quella cinese, è una delle cucine occidentali più popolari tra i consumatori locali. Educando i consumatori e le giovani generazioni attraverso questo tipo di programma, Slow Food e PICH stanno portando nuovi stimoli alla cultura gastronomica moderna cinese, senza perdere di vista le tradizioni, i prodotti locali e la sostenibilità ambientale».
«Questa attività ha rappresentato un salto di qualità per Slow Food Great China» – affermaSun Qun, fondatore di Slow Food Great China ed esponente del Comitato esecutivo internazionale di Slow Food. «Dal 2015, anno della fondazione di Slow Food Great China, il movimento ha avuto un percorso a dir poco frenetico: dall’esposizione dei primi 100 prodotti cinesi sull’Arca del Gusto a Pechino, al Congresso Internazionale di Slow Food nel 2017, che ha riunito a Chengdu 400 attivisti provenienti da 90 paesi per parlare del futuro di Slow Food. Con questo nuovo progetto si riconoscono le competenze delle attività educative dell’associazione».
«Questa attività, grazie alle competenze dei delegati di Slow Food e dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, ci ha consentito di presentare il meglio della tradizione gastronomica italiana, in modo strutturato e coinvolgente, ad un insieme qualificato di giovani aspiranti chef e a moltissimi food lovers sempre più interessati ad approfondire le ricette e i prodotti italiani», afferma Massimiliano Tremiterra, di ICE-Agenzia.
«Uno degli obiettivi principali di Slow Food è quello di educare i consumatori a orientarsi verso un sistema alimentare più sostenibile», continua Paolo Di Croce, Segretario Generale di Slow Food. «Questo progetto di educazione e formazione ha l’obiettivo di sensibilizzare cuochi e giovani, che riteniamo tra i principali attori in grado di portare avanti scelte alimentari che possano cambiare le modalità di produzione e consumo di cibo. Il passo successivo del progetto, una volta conclusa la prima fase di formazione, dovrà portare a tradurre a livello locale le attività per esaltare la qualità dei prodotti autoctoni cinesi».