Sono 77 i “composti” potenziali in grado di danneggiare la capacità del Covid-19 di attaccare e infettare le cellule ospiti. Questo è quanto annuncia Ibm in una nota a seguito delle 8mila simulazioni effettuate nel giro di pochi giorni grazie al supercomputer Summit in forza all’Oak Ridge National Lab del Tennesse, negli Stati Uniti.
Le simulazioni eseguite per capire ciò che potrebbe influire sul processo di infezione. «La selezione dei composti che, in laboratorio, vengono messi a contatto con il virus per capirne la reazione resta un processo lento senza l’ausilio dei computer in grado di restringere il numero di potenziali variabili – spiegano ingegneri Ibm nella nota –.
Persino in questo caso le sfide non cessano perché ogni variabile può essere composta da milioni, se non miliardi, di dati unici e aggravata dalla necessità di condurre simulazioni multiple.» Il supercomputer Summit ha una potenza computazionale pari a 200 petaflop di picco – equivalenti a 200 milioni di miliardi di calcoli al secondo:
«È ciò che occorre ai ricercatori per districarsi tra miliardi di dati» precisano dall’azienda. La capacità di elaborazione dei dati è abilitata da 4608 nodi server Ibm Power Systems AC922, ciascuno dotato di due Cpu Ibm Power9 e sei Gpu Nvidia Tensorcore V100, con la potenza di un milione di laptop di fascia alta.
Se per la cura del coronavirus ci vorrà tempo – breve, si spera auspicano gli operatori dell’azienda – la disponibilità di macchine di questo tipo dà alla comunità scientifica ulteriori speranze di successo, testimoniando ancora una volta il ruolo insostituibile che la tecnologia assume nelle grandi sfide dell’umanità.» ABov