«Sto bene, ho già ripreso ad allenarmi in casa e quindi mi sono ripreso. La mia famiglia sta bene, mia moglie e i miei bimbi stanno bene e questo è l’importante». Manolo Gabbiadini racconta così, a Sky Sport, il suo marzo particolare, in cui ha contratto il Coronavirus-COVID-19 e ha vissuto la quarantena in compagnia di Martina e dei piccoli Tommaso e Nicolò. «La mia malattia è stata leggera per fortuna – racconta -. I sintomi? Ho avuto la febbre per un giorno e una brutta tosse per cinque-sei giorni. Però ero sempre a casa, il dottore mi chiamava per sapere come stavo: ero sempre sotto controllo».
Messaggi. La società e i tifosi vicini ma non solo. «Ho ricevuto tantissimi messaggi – rivela l’attaccante -, forse anche perché sono stato il secondo della Serie A ad essere colpito da questo virus. Solo su Whatsapp ho superato i 300 messaggi, ci ho messo una settimana a rispondere a tutti. Mi hanno colpito tutti, ma in particolare i miei ex allenatori, persone che non sento molto e mi ha fatto piacere».
Forze. Il peggio, sul piano personale, può dirsi alle spalle. «Ora sono tornato negativo – puntualizza il numero 23 – ma devo aspettare come da prassi altre 24 ore per fare il secondo tampone e avere la certezza di essere ancora negativo. Comunque, dopo le prime due settimane in cui non stato molto bene, le forze mi sono tornate: è da due settimane ormai che mi sto allenando con continuità, i preparatori ogni sera ci mandano il programma da svolgere il giorno dopo».
Aiuto. La forma fisica, certo, ma le partite più rilevanti si stanno giocando negli ospedali. «Questa tragedia mi ha colpito profondamente – conclude Manolo, autore sui social di un pensiero per la sua Bergamo -. Noi che abbiamo maggiore visibilità dobbiamo andare in aiuto alle persone che stanno soffrendo. Come squadra ci siamo mossi per dare una mano all’Ospedale San Martino di Genova e invito tutti gli italiani ad aiutare le strutture che hanno bisogno in questo momento»