E’ un Paverano blindato quello che si presenta davanti agli occhi. Apparentemente, spento e chiuso con le due entrate da via Ayroli e da via Paverano, sbarrate con l’unico accesso da via Cellini.
Intravediamo da lontano solo due suore munite di mascherine passare da un reparto all’altro.
I cartelli esposti fuori parlano chiaro: “In conformità alle disposizioni ministeriali, nell’interesse esclusivo di tutelare la salute degli ospiti (…) : Non è consentito l’accesso alla struttura a parenti, visitatori, badanti e volontari, ad eccezione dei soli casi autorizzati dalla Direzione sanitaria. Stiamo lavorando per tutelare la salute e il benessere di tutti. Ci scusiamo per il disagio e vi ringraziamo per la preziosa collaborazione. Emergenza Coronavirus, Opera Don Orione Genova”.
Ma cosa sta succedendo davvero all’Rsa Don Orione Paverano? Probabilmente è successo quello che è accaduto in altre Rsa, come a Chiavari o a Lavagna o, forse, peggio.
Senz’altro è scoppiata un’epidemia da Covid-19, dove il personale si è trovato impreparato forse per una non perfetta organizzazione, che avrebbe coinvolto tante delle persone ricoverate e altrettanti sanitari e oss.
Telefonicamente informazioni non ne vengono date, il direttore, Don Dorino, non è disponibile.
Le notizie sono vaghe, anche se allarmanti. Su circa 600 tra anziani e disabili ricoverati ci sarebbero almeno 45 decessi. Ma non solo, dei circa 400 dipendenti, tra medici, infermieri, oss, la metà sarebbe a casa contagiato da Covid o in quarantena, mentre più della metà dei 20 reparti sarebbero diventati Covid.
Si parla, anche, di un esposto fatto dai sindacati ai carabinieri per mancanza di percorsi separati per gli operatori sanitari dei reparti Covid e no Covid e soprattutto per la mancanza o tardiva consegna ai dipendenti di adeguati Dpi, i dispositivi di protezione individuale.
Gli unici che parlano sono gli abitanti della zona che hanno confermato un via vai di ambulanze ed alcuni dipendenti, con la promessa dell’anonimato, che sono stati contagiati e si trovano in casa in regime di quarantena o che, tutt’ora, eroicamente, lavorano.
Secondo loro la situazione è tragica, da film horror: “Nei reparti non ci hanno avvertiti: Fino ad una settimana fa, eravamo senza mascherine, le abbiamo fatte con le lenzuola. Poi sono arrivate quelle chirurgiche ma in numero insufficiente”… “Eravamo disorganizzati. Si andava da un paziente all’altro senza sapere chi era positivo e chi no. Eppure le disposizioni dal ministero della Salute erano chiare: ‘isolare i malati Covid’, come hanno fatto al San Martino”. “Invece, in questo modo, il virus si è diffuso velocemente”.
“La domenica delle Palme c’erano già 12 morti. Vede, ci spiega Fabrizio (nome di fantasia). Noi abbiamo tre stanze che sono dedicate alle persone decedute. In tanti anni che ci lavoro, purtroppo le ho viste tutte e tre occupate, ma questa volte le salme erano appoggiate anche sul pavimento, una tragedia”…
Qualcuno fa anche riferimento agli altri due istituti del Don Orione, ovvero al Piccolo Cottolengo di Don Orione ai Camaldoli e l’Istituto di Quarto Castagna. Lì la situazione come sarà? L.B.