“Il coronavirus ha soprattutto dimostrato di essere un nemico delle donne lavoratrici”.
Lo hanno dichiarato oggi le responsabili del coordinamento Pari opportunità della Uil Liguria in una lettera aperta alle “donne delle istituzioni” alla vigilia del primo maggio per indicare la priorità di una nuova stagione del lavoro.
“E’ il caso – hanno spiegato delle addette mensa, lavoratrici impegnate negli appalti della ristorazione scolastica che non percepiscono stipendio dal 23 febbraio scorso.
O ancora il caso delle lavoratrici delle Rsa, spesso straniere, che si sono viste negare dispositivi di protezione individuale per settimane, mentre intorno a loro il coronavirus agiva quasi indisturbato mietendo migliaia di vittime.
Sono donne le addette alla vendita dei supermercati, che hanno affrontato l’emergenza recandosi quotidianamente sul posto di lavoro, lasciando i propri figli a casa, molto spesso con i nonni nonostante le raccomandazioni della protezione civile.
Sono ancora donne le infermiere e le Oss degli ospedali impegnate nelle terapie intensive al collasso, e sono sempre donne le badanti a cui abbiamo affidato i nostri anziani, che si sono viste negare le tutele previste per tutti gli altri lavoratori.
Per non parlare delle lavoratrici a casa, in smartworking, impegnate in una trattativa continua con i propri figli e con la didattica a distanza, per aggiudicarsi gli strumenti informatici a disposizione e i giga rimasti.
Infine le baby sitter, che entrano nelle nostre case, prendono per mano i nostri figli, giocano con loro, eppure quando sentiamo parlare di bonus e voucher per il pagamento delle loro prestazioni, ci facciamo cogliere impreparate, disinformate, a tratti scettiche sulla bontà della misura, perché in Italia le lavoratrici del settore domestico sono quasi due milioni, mentre i rapporti di lavoro denunciati sono poco meno di ottocentomila.
Una lunga lista di difficoltà che il mondo del lavoro deve affrontare ai tempi del Covid-19 e a cui ognuno di noi può aggiungere senza fare troppa fatica un ennesimo esempio. La verità di tutta questa brutta storia è che un virus da solo non può essere il responsabile di tutto questo.
Politiche del lavoro inefficaci, lavoro sommerso, retaggi culturali, modelli di società obsoleti e infine, ma solo infine 50 giorni di quarantena, qui ci hanno portati e proprio da qui è necessario ripartire”.