Cioce, l’industria dell’intrattenimento culturale è ferma, servono proposte per sostenerla
Come sarebbe la nostra società senza cultura? La lista di quello che offre lo svago culturale è lunghissima: guardare la tv, ascoltare musica, andare a teatro e al cinema, entrare in un museo. Dietro a queste proposte culturali esiste un’industria: fatte di persone e aziende che ogni giorno lavorano e contribuiscono, non solo al nostro benessere, ma anche al PIL. In Liguria si tratta di un settore economico vitale che opera in modo trasversale su tutta la filiera culturale e che dalla fine di febbraio è stata messa in stand-by, per non dire fermata totalmente. Solo la parte legata alla realizzazione dei contenuti per la news televisive ha continuato a essere attiva, se pur in modo ridotto. Pagando anche un tributo in termini di vite umane e salutando per sempre Paolo Micai, un professionista profondamente innamorato del suo lavoro.
Cna Cinema e Audiovisivo Liguria rappresenta il maggior numero delle 350 micro e piccole aziende regionali riconducibili al codice Ateco 59.11 (società di produzione cinematografica, post-produzione, distribuzione, aziende tecniche) e considerato che la rappresentanza della Confederazione si estende allʼintera filiera dell’industria dell’intrattenimento culturale, che va dai classici luoghi di fruizione (cinema, teatri, musei, spettacoli dal vivo) a tutte le attività legate all’intrattenimento turistico (fiere, mostre, eventi sportivi, concerti, festival, rassegne, ecc), parliamo di una reale presenza in Liguria, economica e umana, costituita da oltre tremila addetti fra imprese, professionisti, partite iva, lavoratori stagionali, a progetto e occasionali.
Al pari di altri settori anche il mondo della cultura e delle produzioni è fermo. Per questo i professionisti liguri del comparto hanno bisogno urgentemente d’aiuto, per salvare le proprie imprese.
“Abbiamo inviato all’attenzione del Presidente Toti e gli assessori di competenza un nostro appello e delle proposte per poter sostenere l’industria dell’intrattenimento culturale in questo momento difficilissimo conseguenti all’emergenza Covid-19 -. Spiega il Portavoce di Cna Cinema e Audiovisivo Liguria Alfonso Cioce -. Una parte consistente della nostra attività è legata alla creazione di iniziative per lʼintrattenimento turistico, pertanto, chiediamo che anche il nostro comparto sia inserito in tutte le iniziative che la Regione intende attivare a sostegno delle aziende che operano nellʼattività turistica al pari di alberghi, ristoranti e stabilimento balneari. E’ indispensabile, inoltre – prosegue Cioce -, intervenire per modificare alcune norme, che in uno stato di emergenza economica come quello che stiamo vivendo, rischiano di far naufragare i progetti già finanziati dalla Regione nei due Bandi Attivi per il settore audiovisivo, gestiti dalla Filse (FESR POR Liguria 2014-2020). Per esempio è stato chiesta la sospensione del DURC al momento delle richieste anticipi o saldo da parte delle aziende, vista l’eccezionale situazione economica che rende impossibile per le micro e piccole attività rispettare gli impegni fiscali e garantire una corretta regolarità contributiva. Inoltre, è stato chiesto una prologa sui tempi di chiusura dei progetti superiore ai 59 giorni, visto che le produzioni cinematografiche saranno fra le ultime a ripartire e non potendo finire le opere in produzione, non è possibile metterle sul mercato, quindi non si riescono a generare introiti per le aziende. Infine, come aziende audiovisive liguri auspichiamo di poter utilizzare risorse di Liguria Digitale per produrre alcuni dei nostri progetti per il rilancio economico del territorio”.
“L’attuale situazione ci deve far riflettere sulla fragilità del nostro sistema economico, sono bastate poche settimane di paralisi per mettere in ginocchio quasi la totalità delle PMI. Occorre una seria e matura riforma fiscale associata ad una de-burocratizzazione del sistema paese – conclude il Portavoce di Cna Cinema e Audiovisivo Liguria -, sono insufficienti in questa situazione gli aiuti messi in campo dal governo: come il bonus palliativo dei famosi 600 euro destinati ai lavoratori autonomi e piccoli imprenditori. Spesso con richieste ancora impantanate nel limbo dell’Inps e con oltre 800mila domande ancora da erogare”.