Compositore, innovatore della musica pop negli anni ’60, autore di musica sinfonica leggendaria, direttore d’orchestra.
Tutto questo è molto altro è stato Ennio Morricone. Era figlio di un trombettista, la sua musica ha da sempre un impatto trasversale che contagia le più diverse generazioni e gli ha assicurato fama oltre il cinema con più di 70 milioni di dischi venduti.
Che cos’è il genio di Morricone? In primo luogo una perfetta conoscenza dei classici che lo accompagna in scorribande stilistiche di grande suggestione e gli permette di usare la grande orchestra, il piccolo gruppo, i solisti e i cori con la massima naturalezza; poi una sintonia quasi fisica con l’emozione e l’epica; infine una abitudine all’arrangiamento dei motivi che gli permette di andare di pari passo con le idee visive dei registi senza mai deviare dal proprio percorso espressivo.
Morricone siedeva da tempo nel ristretto pantheon dei più grandi musicisti da cinema di sempre come confermano la stella sulla Walk of Fame di Los Angeles, l’Oscar alla carriera del 2007, la miriade di premi che scandiscono la sua carriera e perfino l’intestazione di un asteroide.
L’amicizia con Sergio Leone
Nonostante centinaia di partiture che hanno fatto epoca, è sempre il sodalizio con Sergio Leone a fare da sigla ideale al cinema di Morricone. Amici fin dalle scuole elementari, la coppia Morricone-Leone esordisce nel 1964 in ‘Per un pugno di dollari’, una pellicola che diventa un trionfo grazie al contributo delle musiche di Morricone, costretto a lavorare senza orchestra e con pochi soldi, capace di trasformare un fischio, una tromba, uno sparo nella più formidabile sintesi dell’epopea western.
L’amicizia tra i due non verrà mai meno e scandirà una carriera di successi fino all’ultimo film di Leone ‘C’era una volta in America’. Se nel mondo è proprio lo ‘spaghetti western’ ad aprire a Morricone le porte di Hollywood con autori come John Carpenter, Brian De Palma, Roland Joffé, Oliver Stone, Quentin Tarantino e titoli come ‘Gli intoccabili’ o ‘Mission’, in Italia sono molti i cineasti che con lui vantano un rapporto quasi simbiotico: Elio Petri e Gillo Pontecorvo.
L’Oscar consegnato da Clint Eastwood
«Ogni volta – ha detto – cerco di realizzare una colonna sonora che piaccia sia al regista, sia al pubblico, ma soprattutto deve piacere anche a me, perché altrimenti non sono contento. Io devo essere contento prima del regista. Non posso tradire la mia musica». Morricone rivelava ogni volta la sua duttilità da camaleonte: compositore contemporaneo, creatore di epopee per il più vasto pubblico, nostalgico cantore di emozioni segrete. Non è un caso che, nel 2007, sul palco dell’Oscar sia stato Clint Eastwood a consegnargli l’ambita statuetta: Eastwood non sarebbe esistito senza Leone e Morricone. E il musicista aveva trovato nell’attore il primo simbolo della sua musica amata in tutto il mondo.
A gennaio il premio in Senato
A gennaio di quest’anno aveva ricevuto in Senato il premio alla carriera dalla presidente Elisabetta Casellati. «Io credo che la prossima stagione sarà bellissima. Ci vedremo nella grande Sala di Santa Cecilia. Ora state a casa». Aveva detto poi ad aprile nel saluto a pubblico dell’ Accademia Nazionale durante il lockdown in un video pubblicato sul sito dell’istituzione musicale in occasione del Natale di Roma. ABov