“Questo è un Paese irriconoscente. Benetton era ed è il fiore all’occhiello dell’industria italiana nel mondo. Quando si diceva che l’Italia era un Paese di mafiosi e corrotti, Benetton rappresentava onestà e capacità industriale e poi anche finanziaria”.
Lo ha dichiarato oggi il fotografo Oliviero Toscani, amico e collaboratore della famiglia di Ponzano, in un’intervista al Corriere del Veneto, commentando la vicenda del disastro autostrade e quella del tragico crollo del Ponte Morandi (43 vittime).
“Il 15 agosto di due anni fa – ha ricordato Toscani – ci sentimmo al telefono, dissi ‘dovresti fare una dichiarazione’ ma Luciano si schermiva, diceva ‘noi non c’entriamo, Autostrade deve rispondere’.
Non voleva prevaricare responsabilità e competenze altrui. E Autostrade forse non ha risposto bene.
Questa è una tragedia che ha segnato la famiglia. Gilberto, uomo onesto, è morto due mesi dopo di crepacuore. Si parla sempre del Ponte Morandi, ma anche l’ingegnere che lo progettò sapeva che era un ponte del c…o, sempre in manutenzione.
Dov’era il governo? Dov’erano tutti i ministri dei Trasporti? Tutti a prendersela con i Benetton come se ci avessero guadagnato. Ma se casca un ponte è una tragedia per tutti”.
Ricordando quindi i tempi della privatizzazione di Autostrade, Oliviero Toscani ha sottolineato che la concessionaria “andava malissimo e Benetton era un’azienda ricca, furono obbligati a entrare nella privatizzazione. Luciano non era d’accordo ma il fratello Gilberto disse: ‘Me ne occupo io’.
Io dico solo questo, che nessuno allora voleva entrare con i Benetton in questo settore.
Ma il gruppo, guardando al futuro come aveva fatto con il tessile, fece gli investimenti giusti e risanò una società che adesso torna allo Stato”.