Il presidente della Lega Nazionale Dilettanti Cosimo Sibilia, nel corso di una intervista, ha parlato chiaro: “Ci sono in Italia un milione di calciatori e calciatrici che attendono con impazienza di sapere se alla fine dell’estate si riprenderà a giocare e in che modo… ma non abbiamo ancora certezze”.
Un fulmine a ciel sereno, piombato in un mondo già tremendamente provato dal Cvid-19. ”Mi rendo perfettamente conto – ha proseguito il numero uno della lega – che, rispetto alla tragedia che stiamo vivendo il coronavirus, noi siamo tenuti, obbligati a prendere delle decisioni importanti e quindi non ci facciamo trovare impreparati. Io sostengo sempre che il diritto principale alla salute deve essere tutelato. Quando noi scenderemo in campo, scenderemo in campo solo con la tutela assoluta dal punto di vista della salute, altrimenti non continueremo”.
Parole chiarissime, e responsabili. Di fronte alla salute, lo sport ed in questo caso il calcio può aspettare.
“Sia ben chiaro che ripartire dopo il lockdown è sempre stato il nostro obiettivo. Ma sino ad oggi, nonostante il nostro impegno con contributi, agevolazioni, date e scadenze fissate, non vi è alcuna certezza sulla partenza delle attività. Ci sono 12mila società e oltre 1 milione di calciatori e calciatrici che attendono con impazienza di sapere se alla fine dell’estate si riprenderà a giocare e in che modo. Noi siamo il calcio genuino, quello del campanile e delle piccole imprese locali – prosegue il numero uno dei Dilettanti – quello che contempla il gioco a 11, il calcio femminile, il futsal e il beach soccer, quello dei camp estivi e delle sagre: insomma, quello messo già abbastanza a dura prova dall’emergenza sanitaria e che vuole, con tutte le sue forze, provare a ricominciare. Qui rischiamo di vanificare tutti gli sforzi compiuti per contenere l’emorragia di società e per mettere in sicurezza la stagione 2020-2021 – ha concluso Sibilia – con il paradosso che lo sport degli enti amatoriale è ripreso, con la responsabilità demandata alle regioni, e il calcio dilettantistico non sa come e quando ripartire. Serve un protocollo sanitario adeguato e che si arrivi rapidamente ad una soluzione. Ripeto: proseguire con questa incertezza produrrà danni incalcolabili al nostro movimento che non merita di vedere mortificati i sacrifici fatti per assicurare la ripresa delle attività”.
Quindi antenne drizzate da tutte le società dilettantistiche, che tra l’altro dovranno iniziare a programmare la preparazione. Forse inutilmente.
Franco Ricciardi