Un fallimento che brucia. E dubbi sulla rinascita.
A parlare è Simone Barresi, 37 anni, allenatore di lungo corso da sempre vicino agli striscioni, dove è stato anche vice allenatore.
Barresi che è anche un acceso tifoso, è amareggiato, e lo fa capire chiaramente: “Nell’ultima stagione – esordisce l’allenatore – è accaduto l’inevitabile, perché erano anni che il Savona aveva debiti di enorme entità, difficilissimi da estinguere senza un vero progetto di rientro economico ed anche tecnico. Ciò che non perdono alla vecchia società è la poca chiarezza con tifosi e città; si poteva prendere qualche giocatore in meno, tesserare qualche giovane in più e creare qualcosa che potesse nel tempo portare valore alla società e quindi anche ai supporter stessi”.
– Il suo ruolo in società quale era?
“Prima di andare a Cuneo in serie C avevo avuto tante espereinze; poi ero rientrato con entusiasmo, memore dei 6 anni passati con gli striscioni; ho allenato i primi mesi la Juniores Nazionale, poi concluso con successo il corso a Coverciano per “Match analyst” ed il concomitante l’arrivo di De Paola sono tornato a fare il vice-allenatore, ruolo che avevo già svolto anche due anni prima assieme a Marcello Chezzi e in parte con Luca Tabbiani”.
– A suo parere, quale è la causa maggiore che ha portato al fallimento il Savona FBC ?
“Non ho dubbi – dice deciso Barresi – sicuramente la presidenza dell’ultimo anno, e parlo dei rappresentanti del cosi detto “Capitale economico”; un Capitale che in verità non c’è mai stato! Tra le tante vittime della situazione, io ci metto anche il Direttore Generale Papa; perché deve essere chiaro che un budget reale di spesa non è mai esistito! Pensi che con De Paola abbiamo rifatto la squadra con tanti giovani, pensando così di aver fatto risparmiare alla proprietà quasi 70 mila euro di stipendi, garantendo così un tranquillo finale di stagione anche finanziariamente; in realtà – dice amareggiato Barresi – non essendoci mai stato un capitale iniziale vero, palpabile, la situazione non cambiò mai”.
– Mister, il fallimento si poteva evitare?
“Sicuramente si poteva trovare un modo diverso di gestire il brand Savona, ma nel tempo. Tra di noi allenatori e dirigenti ne abbiamo parlato, ma quando hai di fronte persone che pensano di poter fare tutto da sole diventa difficile, se non impossibile. La cosa assurda a mio parere, e che non ho mai compreso, è il fatto che non sia stato consentito ai tifosi di partecipare attivamente in attivita della società: i sostenitori del Savona amano in maniera viscerale ala squadra; si poteva fare in tanti modi. E poi – prosegue Barresi come un fiume in piena – non capisco come non sia stato possibile fare economia vera, con un Settore Giovanile potenzialmente molto forte; prova ne è l’ultima stagione, con tantissimi esordienti, molti dei quali poi hanno giocato in pianta stabile in Serie D, dimostrando ampiamente di poter fare la categoria. Parlo con cognizione di causa e potrei fare la lista di moltissimi altri ragazzi cresciuti biancoblù che a causa della disorganizzazione hanno fatto la fortuna di altre società, anche limitrofe, spesso della stessa categoria!”
– Barresi, ma il Presidente era presente?
“Io ho conosciuto solo Sgubin, che venne una volta assieme al dottor Sergi a parlarci e provare a trovare una soluzione; ma della società non era mai presente nessuno: gestivamo tutto noi, assieme al magazziniere, al team manager e ai segretari. Una situazione allucinante”.
– Ora sta nascendo un nuovo Savona e se ne occupa Arcuri: cosa ne pensa?
“Personalmente non conosco Arcuri di persona e coloro che lo affiancano. Certo è che per tenere bene o male assieme la prima squadra e ricostruire il settore giovanile era forse più giusto che contattasse gli allenatori del settore giovanile o chi come me è da una vita che lavora e soffre per il Savona. Morale della favola, che mentre questi signori parlano ai giornali, tanti ragazzi si stanno accasando in altre società; chiudere con il buono che c’era della vecchia società la considero una presa di posizione bizzarra. Fossero stati coinvolti, la squadra sarebbe già praticamente pronta. Parlo anche a nome di tanti bravi miei colleghi del settore giovanile biancoblu.”
– Risulta che molti tifosi sono contrari al “Nuovo” Savona…
“Credo sia vero, e la motivazione è sempre la stessa: quando si pensa di poter fare tutto da soli si sbaglia! La tifoseria è fondamentale e va coinvolta su più fronti, gli appassionati sono linfa vitale: è un errore che hanno fatto tutte le ultime proprietà che si sono susseguite negli anni… Inoltre, basta decidere per simpatia o antipatia, occorre scegliere per competenze! Il progetto che avremmo voluto portare avanti, se ci avessero interpellato, era di riportare e mantenere a Savona tutti quei ragazzi di qualità che lì sono cresciuti, che hanno sognato e che hanno fatto sacrifici e che finalmente avrebbero potuto con questi presupposti riportare l’onore perso alla città di Savona. Penso che i tifosi sarebbero stati fieri di sostenere questi ragazzi ed uno staff del genere!”
– Ma i tifosi hanno in mente qualche iniziativa?
“Non so ancora nulla di preciso – risponde sorridendo Barresi – ma di sicuro sono gli unici che hanno il diritto di ereditare la centenaria storia del Savona Calcio. Su questo non c’è dubbio alcuno”.
– E Barresi nella stagione 2020-21 dove sarà?
“Ho avuto diverse proposte – conclude l’allenatore dal cuore biancoblu – per collaborare in prime squadre anche di categoria superiore, ma al momento preferisco però tenere dei “Corsi per analista” in alcune società; questo in attesa di un progetto serio, parsimonioso ma ambizioso e che veda nei giovani un obiettivo societario e non una quota da far giocare per forza!”
– Ma se il Savona lo chiamasse?
“Quale Savona? – risponde enigmatico Barresi – quello che sta tentando di costruire Arcuri o… un altro?”
Termina qui l’interessante chiacchierata con il mister: che da un momento all’altro spunti improvvisamente un “altro” Savona, quello dei tifosi?
E’ probabilmente qualcosa di più di una supposizione!
Franco Ricciardi