Una straordinaria rappresentazione tratta da “La Gilda del Mac Mahon” di Giovanni Testori è stata offerta al pubblico del TIR giovedi sera a Cornigliano e sarà ripetuta a Genova Pra’, fascia di rispetto, nella data di giovedi 27 agosto.
Rita si prostituisce nella periferia milanese con il nome di Gilda. E’ lei stessa a raccontare come è successo, dal suo primo uomo (nuovo e diverso) in poi, come nuovi e diversi sono stati quelli venuti “dopo”.
Sullo sfondo il rumore assordante di un treno che sferraglia velocissimo le ricorda la tentazione recente di suicidarsi: la voglia di vivere ha prevalso sul grande dolore di essere stata lasciata da colui che l’ha illusa e spolpata dei suoi averi facendosi mantenere anche in prigione, ma che rimane il suo grande irraggiungibile amore, Gino.
Per lui Gilda ha continuato ed incrementato una vita miseranda che, secondo il suo punto di vista, ha fatto diventare lei “donna” e tanti uomini “uomini”.
Poi Gino, uscito dal carcere, aveva deciso di cambiare vita: e nel suo progetto non poteva che esserci anche una famiglia, non con lei naturalmente, ma con una donna degna di essere una moglie…
Da questo rifiuto comincia la quieta disperazione quotidiana di lei che, per sopravvivere, continua ad esercitare, portandosi dentro il livido dell’abbandono e, costantemente, quella faccia d’uomo stampata, sempre quella.
Sognando qualche volta di essere simile a quella Gilda resa famosa dal cinema e da un’altra Rita, con la differenza che alla fine viene scelta e sposata, però…
Gilda è una donna ferita ma vitale, gli uomini (“schifo e meraviglie”, come li chiama) le piacciono sul serio e non ne potrebbe comunque fare a meno: la sua essenza di donna prevale sulla condizione di prostituta per necessità.
Donna sanguigna e generosa, con un bisogno affettivo immenso che le tarpa occhi e cuore. Tanto da non capire, quando quel dannato Lui un brutto giorno ritorna illudendola ancora, qual è il suo scopo di sempre: “usarla” ancora, per mettere insieme i soldi per ripianare un grosso debito che gli eviterà di finire ancora in galera.
Solo con l’umana reazione di urlare la sua rabbia contro l’uomo e la moglie, ignara ed incinta, l’interiorità dolorosa di Gilda pare finalmente placarsi.
Anche se la vendetta e qualche giovane capriccio che si concede non basteranno a sollevarla dalla periferia esistenziale alla quale è condannata.
Il bravo pianista Alessandro Nidi accompagna e valorizza questa significativa prova di Laura Marinoni con brani reinterpretati di cantautori, Jannacci, Ferrè, Monteverdi, che hanno cantato una Milano degli anni sessanta rimasta immortale nella memoria, con nostalgia.
Da non perdere.Elisa Prato